Pure di quelle dita
riconosciute nelle nocche
e nelle unghie di terra o smalto
scure, dirti
l’inizio e le corse
le cose di fango saprei
e di quel minuto tuo non‐ritmo scoordinato
che tamburellava la mia acerba
fedeltà nell’anima.
Chiuse nelle gote da scugnizzo
le timidezze da scudiero, ti sorridevo
mentre i gesti di gioco lasciavano tracce
delle nostre ginocchia tra i serci.
Ora se guardi ai tuoi piedi vedi
che la nudità non è più
ma un tacco alla moda,
forse una rosa di seta,
la mia fedeltà matura.
Da Fotoscritture, antologia di immagine e poesia, Lietocolle, 2005
28 novembre 2005
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