Tempesta d'amore
Molte rose nel vento
picchiettano sui vetri.
Un falco è in cielo; iniziano
lentamente a vibrare le sue ali.
Le rose son strappate dai colpi
del vento, e uno spruzzo
di rosso scende nell'aria fluttuante.
Sospeso ancora è il falco, e il cielo tutto
alle sue spalle scorre: solo un battito d'ala
svela la volontà che lo sostiene.
Tra l'erba si curvano le margherite,
il falco s'è lasciato cadere, il vento consuma
tutte le rose, e senza fine
uno stormir di foglie filtra il lacerante
grido d'un uccello.
Col vento va una rosa rossa. Il falco
la sua via battuta dai venti risale e senza fatica
verso il profondo cielo si dirige. Inviando le margherite
strani bianchi segnali, sembra vogliano
mostrare da qual posto
sia stato lanciato il grido.
Ma, cuore mio, oh come stanno pigolando gli uccelli!
Un argenteo vento in fretta il viso
asciuga alla più giovane tra le rose.
E, cuore mio, oh smetti ogni preoccupazione! .
Il falco più non c'è, sui vetri una rosa
picchietta come gli sbuffi del vento dell'ovest.
Batte, batte, altro non è che i colpi d'una rosa rossa,
e la paura è un fremere d'ali.
Che c'è, allora, se sbatte una rusa scarlatta
precipitando per la grigio‐luccicante rovina delle cose?