Terremoto
Rumore.
Nel momento in cui tutto s'aggroviglia
tutto quello che riempie i tuoi sensi
è il rumore.
Vetri penetrano nella tua carne
e pietre spigolose ti colpiscono la fronte,
e travi ti pestano gambe
e schiena,
ma quel che percepisci è rumore.
Ti copri gli occhi
come se non vedere cancellasse la verità,
come coloro che fingono
di ignorare le ingiustizie.
Chiudi gli occhi,
ma senti il rumore.
E la polvere sabbiosa ti penetra nelle narici
e graffia i tuoi denti,
obbligandoti al sapore amaro della calce,
a cibarti di mattoni sgretolati,
a respirare aria densa di terriccio.
Ma tutto quel che senti
è sempre il rumore.
Il rumore copre ogni altra percezione,
come se
la vista, l'olfatto, il tatto, il gusto
avessero bisogno di silenzio.
E tu non lo hai mai saputo.
E non sei certo
che sia davvero così.
Pensi: ci vedo.
Anche ora che urlano le donne,
ora che lo sbattere delle pentole in cucina
mi ricorda il pranzo imminente,
ora che nitriscono i cavalli
e le campane battono le dieci:
ci vedo.
Pensi: lo sento,
il gusto delle fragole di bosco.
Anche mentre i picchi lavorano il legno,
ed il torrente scorre fragoroso;
sento il sapore dei seni della sposa
anche ora che mi chiama amore.
Pensi: riempie il mio naso di lavanda la camicia.
Anche sotto il ritmo dei tacchi sui gradini,
anche ora che il mio nome viene detto;
e so annusare l'aria rarefatta di una cella
durante una rivolta urlante;
e mi disgusta l'odore nauseante delle latrine
anche quando il tuono preannuncia la pioggia.
Pensi: provo dolore se mi pungo.
Anche se un cane sta abbaiando,
e il mio urlo non copre la sofferenza;
e sento una carezza sul mio petto,
anche mentre il cuore in me rimbomba.
Eppure
quando arriva il rumore,
quel rumore,
non hai sufficienti sensi per soffrire.
E muori improvvisamente,
tutto d'un tratto,
senza capire.
E te ne accorgi soltanto
dal sopraggiunto silenzio.