Terreno incolto
Terreno incolto,
in cui coltivavo sogni come fiori,
ch'assiduamente inacidivano assai presto,
benché l'innaffiassi con l'acqua d'un corso
denominato Speranza,
poiché fresc'al tatto e cristallin'alla vista.
Giorno dopo giorno,
ora dopo ora,
minuto su minuto,
agognavo lo spuntar d'un univoco germoglio,
peraltro invano,
quantunque, all'assolate pietre,
s'abbarbicasse disattesa flora profumata,
dalle radici nate tra zolle desolate,
presunte inappropriate a ogni genere di vita.
Nulla di ciò ha valor d'impedimento,
al mio desio,
dacché la speme è ancor nutrita
da coscienza del pensiero positivo,
resistente all'inclemenza negativa
che ben sa ripudiarne 'l compimento.
Indi,
ancor coltivo sogni, in aggiunta a desideri,
avendo asperso i semi nel cuor dell'infinito,
in terreno riscaldato
per grazia dell'Amor perfetto e assoluto,
irrorato da rivoli allegorici del fluido sempiterno,
emanato da purezza e candor d'ampolle
confacenti ad anime illibate.
Pertanto, attendo,
disdegnando la chimera
del risveglio d'un'aurora sibillina.
Che si'all'inverso volitiva realtà,
'l sagace albore,
da cui nasce la rugiada adamantina,
destinato a dissolver l'ignorante oscurità
‐ rivelante mister'inasprenti tormentosi eventi ‐
nonché a palesar desii appagati, dianzi proibiti,
oltre a sogni arretrati, ch'avran sapor di miele,
nel dolce retrogusto.
L'amaro alfin sarà dissolto,
al mio palato.