Tra verdi campi e chiare acque del fiume
Innocente incoscienza di un’età
vissuta tra campi e fiume,
sotto il sole cocente di un’estate
antica, nudi dalla cintola in su,
bruciati i visi dal caldo del meriggio,
sudati e sporchi, stanchi, ma felici…
Strisciar nell’erba verso il gruppo
tranquillo di animali, ficcar la mano
nel sacco al muso dei cavalli
per prenderne carrube, sentir
vibrare umide labbra con iroso nitrito,
ritrarla svelti, forte ansimando,
il cuore in gola…
Inorgoglirsi poi di quella prova,
di quel coraggio virile.
E quando sera, scovar fantasmi
dalla casa, sul fiume, abbandonata
tra querce secolari; vociare, berciare,
perfino dileggiarli, costringerli
a mostrare il loro viso…
ma poi fuggire a rompicollo urlando
per verso chioccio di un uccello,
da noi creduto grido di un dannato.
Innocente incoscienza di un’età
vissuta tra pianto e riso
– sotto il sole cocente di un’estate antica –
tra poco e niente… tra verdi campi
e chiare acque del fiume.