Tre Cento cinquantacinque
Il seme mi scansa, la culla ribalta sul dorso, dondola a morte l'insetto sul guscio. Nel mio ventre manca un inserto, sono numero di pagine uguali, peso solo ancora del netto, il lordo dispensato più in la' e sgualcito . Cordoni e vagiti non sanno la mia dedizione, il sedimento con cui preparo le salse danza al disagio che chiamano acerbo . Un saio mi svasa dal genere fertile, non sono perpetua, forse solo nociva se insisto ad averti . Il mio voto sospeso ad un ramo non ha più di un nodo per monito , da tempo mi varano perché prenda il largo e non fanno attenzione alla macchia che ingravida lo scafo. Un aperitivo prima di cena tra i tavoli dove chiacchiera l'ultima sera: io sento la differenza di tutta la folla in questo galoppo per cui non ho sella.