Tre Cento cinquantatré
Tu hai il suo bel tavolo tedesco, nazista senza pedigree a quattro zampe nel lager del ritorno. Tu hai una dama di mattonelle smeraldo , il giacimento sta sotto, la miniera promossa tra canali di cui non so il nome, che non posso cambiare. Tu hai una porta,non conosco i tuoi piani, so che ti occlude un giardino, che non sarò più bionda, del grano ho rispetto, e catrame nel cuore . Io cosa ho? Una casa che non sta in piedi da quando l'hai urtata, non riesco a passare dal corridoio alle stanze, tre bocche senza più lingua, senza più baci. Io cosa ho? Un materasso che non Ha toccato la mia schiena dopo le tue dita, un fosso sotto il pavimento, una botola, una trappola, una morsa più astuta. Mi hai dimenticata? Forse nel tuo lavello sciogli gli incarti dei giorni che ci cuocevano amanti, le prove sono in scadenza , i piatti già nuovi. Io vorrei appendermi ad un quadro ed arrestarmi, essere foto segnaletica del mio dissesto, un foro sulla tua parete, una crepa in cui addormentarmi per sempre.