Tre Cento Cinquantuno
Improvvisamente sono calma: come una stoviglia ancora tiepida, sgocciolo il mio disappunto. Il tiro alla fune dei nervi ha un vincitore, glissano le nubi sulla mia ressa, non sono armonica. Ho gambe avvitate per fare passi spiacevoli e braccia intessute con fili di rame, squame come coppi fra l'addome e i capelli. Sono calma da due ore, la cartucciera di minuti in cui dormivi spara a salve: cado , mi rialzo intontita. Sono una sagoma dai passaggi alterni, tanti hanno preso la mira, tu solo conosci la direzione selvaggia del mio ticchettio. La', dietro quel tornante e chiuso in gabbia sta un merlo irrorato dal tuo pensiero. Se solo sapessi come mi imbratti il sangue, mi taglieresti una fetta alla volta e dalle mie vene riconosceresti tutto l'odore della tua specie.