Tre Cento cinque
Non so stare al mondo, scivolo, la mia posa
dura un secondo, la mia culla era piena
di fori, così adesso le mie ossa, annerite
da pause lunghissime, stanno insieme
per abitudine.Hanno tentato con argani
ed arpioni di issarmi, ancorarmi, di
assetarmi da qualche parte ma poi
succede che mi piego, poco alla volta,
in genere lentamente, così lentamente
che sembro la stessa lasciata sulla sedia,
nell'angolo, al piatto. Invece mi curvo e
trovo l'uscita, l'inciampo, la frattura su
cui rivelare il mio fiacco equilibrio. Non so
stare al mondo come non sanno starci
poche altre cose: certe alucce
fastidiose di falene investite dai fari
di una candela ad esempio.
Non ho l'abilità silenziosa dei gatti,
l'appiccicosa pazienza sottosopra
dei gechi.Io sto ferma, ci provo,
mi impegno, ma poi vengo via,
come un mucchietto di polvere
sgomberato da uno starnuto.
l'abilità silenziosa dei gatti