Tre Cento novantaquattro
Il letto e' una pancia che tutto ci perdona e quando inforca le tue spalle vede oltre le tende e fino al mare che torna sulla stessa sillaba di sabbia, blu e balbuziente. Non ci servono coperte, ma la luce feriale e' puntuale come la cameriera di turno ai piani , ha una sveglia per crestina e ci lucida gli sterni madidi di attesa: vado io, no rispondi tu. Nessuno bussa, puntiamo le mani sulla porta, palmi e padiglioni , come ruote di pavoni, ci raccontiamo il verso che farà l'ultima onda, capogiro del treno in rotta sul binario. Non parte mai la riva, non ha biglietto, alla stazione e' insolita e controcorrente: piange all'arrivo e all'addio e' asciutta .