Tre Cento nove

Vengono da me a tutte le ore e guai a respingerle!
Vanno accolte e lasciate penetrare: quante volte
le ho sorprese a frugare fra le mie ossa come gatte
negli avanzi per poi trovare il modo di infilarsi
furtive fino alla gola, da lì agli occhi e poi ancora
alle dita. Una trincea di parole affamate è
questa processione che non ha simulacri
ma solo la turgida voglia della piena quando
tuona fuori poco curandosi di ciò che ha
intorno, solo satolla del proprio conato.