Poesia
Tre Cento ottantasette
Conservo un po' di peccato sotto uno specchio, come la polvere sotto il tappeto a cui fa tana l'occhio dell'ospite. Ma io l'ho urlato, certo che l'ho urlato! Ho indicato modi e tempo, fatto il nome e consegnato l'impronta . Eppure niente, nessuno che mi incolpi, che mi espii. Tutti sembrano seduti di spalle al mio palchetto dove insceno l'inizio del misfatto. Ogni tanto sento qualcosa, come un applauso , così sorrido, penso:" Ecco che sanno, vengono a prendermi". Ma e' solo la casuale, indifferente testata di due mani sconosciute, figlie di polsi levatisi per sbaglio insieme.