Tre Cento quarantasei

Passera' questa febbre che mi caria l'occhio e all'udito porta miopia, che assorda la lingua. Uscirà dallo stesso foro d'ingresso il colpo ben assestato, verranno a toccare l'ogiva ancora fumante, la bocca d'oracolo, renderanno omaggio al mio sconquasso. Passera' la peste che porta il suo nome. Un monatto rovista anche in questa poesia e scuotendone la carcassa indurita, compila il tetro inventario di cosa respira, e cosa non più.