Tre Cento quarantasette

Improvvisamente il solletico tace: la', sotto lo sterno, la festa finita e' un ateneo di ossa a cui non va alloro. Mantengo rigida la postura del mio disincanto, mi illudo che ai piedi faccia ancora gola qualcosa, ma la fame ha smesso il suo turno da tempo. Ora svezzo digiuni e alla mia carne concedo un premio già consumato.