Tre Cento quarantotto

La morte profuma, acido. La stanza e' una viola, muri per corde, piccole labbra infreddolite alle pareti, tre bocchettoni da cui sbucano lampadine come pistilli a cui va il pungiglione della buona avvitatura. Fotografano messi che non danno più frutto: sfilano intanto gli occhi delle prime preghiere  nel corridoio di cose non dette , di mani mai arrivate. Le parole affrancate in ritardo, le dita pigre.