Poesia
Tre Cento settantadue
La mia coda sono le dita: li' sta incrostato il veleno, larva sugosa d'inchiostro con il tuo nome ancora molle nel bozzolo. Tagliarmi le unghie non spurgherà l'ampolla, pugnalare i polpastrelli non scemerà la nera affezione . Di quanti salassi abbia ancora bisogno difficile a dirsi: comunque ti sputerei via per riassorbirti in buon augurio come un fiotto di vino dalla tovaglia.