Tre Cento trentadue

Meno cuore , magari un osso succedaneo della polpa, o una scheggia generico dell'atrio, una pinna di vetro che affiori dal ventricolo. Questo chiedevo: meno cuore. Un arreso e' l'oscuro inquilino alloggiato tra le mie costole, un terrificato imbolsito pennuto che scalda la sedia in cui sta incavato da anni. Adesso che una mano tenta il varco e saggia la breccia fra il dondolo e l'abbeveratoio di poche , impure emozioni, lui, poveraccio, neanche guarda l'inaugurazione della falla , anzi indietreggia. E si accontenta del suo battito da una faccia all'altra della gabbia e  porge ancora guance, che quello in fondo e' il suo mestiere, divertire chi lo guarda con il numero dei tonfi.