Tre Cento trentotto

L' insetto mi guarda dal pavimento, manicomio a ghirigori bianchi e verdi, labirinto di polveri e molliche, supposizioni. Nella pancia del bicchiere lui e' il neo del vino, il traliccio che non passa la dogana delle labbra. Il mio piede e' il diluvio, la bomba, il cataclisma, in un istante potrebbe esplodere il suo percorso di sguattero a più mani. Mi chiedo che verso abbiano i suoi peli e come dormano le carni appiccicose dei suoi cari nell'orifizio sbeccato di un altro muro. Non vuole pietà la sua sorte piatta: mentre gli giro intorno scansandone la mollezza nera, agita un pezzo e cerca poi rifugio. Vuole vivere anche il degente dell'infima corsia.