Trentotto

Ho paura di gridare mare  se il mare
oggi naufraga nel tuo nome.
E sono due giorni che le onde vanno
cercandoti, che la risacca è schiumosa
moviola della tua voce.  Perfino il tramonto,
dopo averti assaggiato,  ancora detta
la tua carne alla terra che,  obbedendo,
ti scrive dovunque.