Tributo al periodo elettorale
Ti addensi sulle nostre teste con fare minaccioso,
nuvola nera carica di pioggia,
schermando i raggi del sole,
riversando le tue interiora su noi poveri inermi.
L’aria si elettrizza al tuo arrivo,
gli animali, istintive creature, si dileguano percependoti,
gli esseri umani, pensanti animali, si accigliano vedendoti.
Il vento spira e gli alberi gemono,
gli umori cambiano e i denti si stringono.
Tu, che canalizzi i pensieri,
che aizzi gli arditi,
che inquieti gli indecisi,
ti avventi sull’umanità come uno sciacallo affamato,
intrufolandoti da ogni pertugio,
dalla televisione,
dalla strada,
dalla posta.
Ogni volta che passi cambi d’abito,
ma non muti il tuo stile, il tuo modo di fare.
Mieti zizzania tra chi si potrebbe stimare,
fai scegliere tra la carne di maiale e quella di capra,
disinteressandoti dei vegetariani,
preannunci rivoluzioni,
ma cambi solo il colore dell’intonaco alle case,
getti sulla griglia tonnellate di parole
e nella padella quintali di aria,
mostri alla gente nuove epoche,
rinnovate abitudini,
per poi chiudere la scatola,
riponendola con gli altri giochi,
nel capiente armadio,
dove i diversivi per il gregge
occupano ogni spazio.