Tributo alla gioventù

Hai capito d’essere come tanti altri
quando hai ripensato alla spensierata giovinezza,
durante la quale i giorni trascorrevano lenti e frivoli
e di fronte c’era sì il nulla,
ma un nulla propositivo,
un misterioso mondo da svelare e da assaggiare,
che in qualsiasi forma e modo
appariva positivo ed accogliente.
La giornata era concentrata nelle ventiquattro ore,
la tua mente non veleggiava tra domande e quesiti,
non sentivi l’opprimente protagonismo del tempo,
pensavi anzi che la vita fosse troppo lunga,
esagerata,
infinita,
eri felice del poco che avevi,
godevi all’idea di quello che avresti avuto,
senza però ragionarci troppo,
senza approfondire la coscienza,
permettendoti il lusso di disinteressarti di te stesso,
l’incoscienza di non meditare alla resa dei conti.
Non avevi dubbi,
una stupida ignoranza ti rendeva forte e deciso,
eri convinto di remare nella direzione giusta,
non ti chiedevi se vi fossero altre strade,
perché quella su cui camminavi era già abbastanza confortevole,
comoda, certa, nitida,
non immaginavi che un giorno sarebbe diventata dissestata,
non badavi ai buchi che c’erano lungo il percorso,
la percorrevi disincantato,
fiducioso, appeso a un filo, gioioso, energico, brulicante d’idee,
etereo e teorico al massimo,
inconsistente ed ingenuo.
Quella gioventù molto ti manca,
tanto la critichi,
moltissimo desidereresti modellarla.