Tributo alla lira perduta
La nostalgia che mi prende al tuo pensiero,
al ricordo dei volti che ti rappresentavano,
Volta, Marco Polo e tutti gli altri,
o come il cesto di Caravaggio,
che poche volte compariva nel mio portafoglio,
o quel numero cinque nascosto nella barba lunga,
e quelle monete insignificanti, con le quali compravo le caramelle;
dove sei finita, Lira?
Al tuo posto ci sono ponti,
manciate di metallo che formano una fortuna,
soldi che paion finti e che rappresentano il progresso,
la tappa di un procedimento voluto dalla natura umana,
che vuole compattare le distanze,
far girare veloce la parola,
avere tutto il mondo a portata di mano,
ma che non ha ancora conosciuto la pace interiore,
non ha ancora imparato ad imparare dagli errori del passato.
Cara Lira, sapessi quanto sei viva nei luoghi comuni,
quante volte vieni ricordata con affetto,
quante volte vieni menzionata al supermercato e tra i negozi.
Di te si dice un gran bene di questi tempi,
perché,
così pare,
ogni cosa che si comprava con mille lire,
ora ce ne voglion due.