ubiquità
L'ora s'appressa che il torpore del sonno
quasi nebbia del giorno
sciama dai fondi occhi
a turbinare intorno la scialba luce
La stanza all'aria appesa
esce con il suo spazio
dalle finestre aperte
su questa notte umida e frizzante
Tu giochi un balbettio
di imput e algoritmi
con schiocchi e fischi che
alle mie orecchie offerte
al tremito degli atomi
a tratti vi scalfiscono striature
Mi sembra di sentire mille grilli
che in sottofondo friniscono
una distesa univoca di punti luminosi
non mi rammarico di questa sera oblunga
La mano si raccoglie su grumi di pensieri
che dalla fronte esalano
sentieri senza sfondo mentre
ben più d'intorno sfilano le tue note
visioni ancora ignote d'un mondo inconfessato
Odo chiuder le imposte
dalla casa di fronte
s'acquietano nel vicolo i suoni della notte
a tratti mi rapiscono
immagini errabonde su mappe
senza limiti dalle inventate rotte
che verso mete oscure
conducono la mente
Così son qui e lontano
quasi un'ubiquità
ti guardo e già ti vedo
come una vacuità