Un albergo qua un albergo là

Avrei dovuto scegliere
un albergo qua un albergo là
per vivere
meglio se ai piani alti
col cielo in faccia
e solchi di distanze al fianco.
Avrei voluto fitte di stupore
per il rosso e il giallo
l’azzurro e l’ocra
e il nero a notte che rasenta il vuoto
corpo stellato a soverchiare
ogni cosa certa, così
sfiorare il primo degli abissi.
Avrei scorto laggiù una casa
in mezzo ai crocevia, la mia
presa dalle sterpaglie
e senza un cencio di lasciapassare.
D’incanto è fermo ogni rumore
come sull’altra lingua del mar Rosso
e terre nuove
per quanto un tempo nostre
‒ io tocco il vero tu il pensiero ‒
non sarà un ritorno la postilla
di amare l’impossibile
questo modo serrato
di stendere un cretto di addio
mentre la commozione è l’altro taglio
prima che si trasformi in eco
di un soffio nudo e ruvido.