Un'attesa

Sconcertato col mio angelismo
imito (abbastanza male) un uomo.
E il cuore, proprio disumanamente rubizzo,
stringo in solitudine. Sto aspettando.
Conosco il Vangelo e la disgrazia,
di nazioni il calpestio, sussurri di donne
e la vecchiaia di parole, e di sogni la concezione,
e del vino l'odore, e il fiore sulla tomba.
E lo spirito conosco, che senza l'incarnazione
sulla terra è come un suono sordo,
e il corpo ‐ inimmaginabile
senza la grazia e lo spirito divino.
Sto aspettando. Nella marea alta e quella bassa
ondeggia un mormorio lontano,
e giorno dopo giorno, come una bizzarria dopo l'altra,
scoppia col pianto o con la voluttà.
Scoppia con efflorescenza come le frasche,
vola via con lo stormo di colombe.
Ah! Le mie poesie sorprendenti!
Ah! La mia vita, che sarà?