Un certo fotogramma ...

Sostituisci sillabe a parole, mentre vivi il rumore di un racconto, sospirando un attimo, quell'attimo che ancora tieni sotto il tuo cuscino ... ma si disegna il tuo sorriso, si riempiono i tuoi occhi, mentre scorrono attente le silenziose righe di chi ti sa ascoltare (a volte domandando) ... E le tue mani che afferrano puntuali un boccale di birra, aspettando pazientemente (o forse no) quel sapore a te quotidiano; cercano di avvicinare i tuoi segreti su quelli che stai cercando di scoprire. Dici che pensi di poter conoscere una persona e, dipendendo da come sia fatta, potresti non averne paura ...
Ma non c'è la paura quando, quelle poche volte, ti ritrovi a sorridere e stare bene davanti a chi sembra somigliarti molto!
Ascolta l'altro decentemente, immerso in un racconto di parole libere, ricche di significato ma troppo scure: la storia che narri è fatta di cerchi concentrici, che non riesce ad arrivare al punto di fuoco, il delicato centro ... e questo poema futuristico in realtà altro non è che un inespresso tuo punto di vista, alla quale sei ancora aggrappato, cubista nelle sue tante sfaccettature, mille rotte statiche, ognuna valida, anche se peccano di una mancata ricostruzione, specialmente se non ti lasci andare, abbandonando così la meta a cui non credi ... ti avvicinerai mai a quella rara volta, che fulgente ti capita di vivere quando sorridi davanti ad uno sconosciuto?
Libera se mai sarà l'emozione, la ragione già vive dentro di te e ne sei tu l'unico portatore indiscusso, custode della scelta che ti fa credere se un certo fotogramma della tua vita sia ricco o povero ...

(29 settembre 2011)