Un clown non troppo serio
Io che assomiglio
a tutti e per niente
a me stesso
Da sempre
mi cerco
Ho colorato gli alibi
del credo con le risposte più
domandanti
E non ne ho avuto
che una moltiplicazione
di geni
(Sono stato fecondato da numerose dottrine
Incroci d’incroci, sono i nostri figlioli)
Ma... a che pro? Se ora seduti al banchetto al mio simposio
interiore non trovo che gli aborti scuciti al mio Ideale
bizzarro barcamenarsi dintorno
con occhio infedele?
Mi ritrovo a sfogliarli con occhi rivoltati..
E dire.. nemmeno uno in cui riconoscersi Ideale!
Ah! Se non esistessi forse avrei una formazione
unanime per tutti?
Ma davvero...
sono così contraddittorio?
Quello specchio di purezza
in cui mi ci perdevo
frantumato ora
dall’ennesima capriola
ancor più confonde le mie idee
con mille e mille immagini riflesse..
Ah! Sono stanco di questa allegra buffonata!
Una tragedia, di quelle serie, non guasterebbe!
Si sta così maledettamente bene in questo mondo
Ma non è forse il tempo troppo breve?
Abituati alla vita nella misura in cui
ci trattiene la morte
fuggiamo il pericolo con ogni sorta
di plastica facciale..
E allora che resta?
Morire forse, sulle tue labbra
glaciali, per sentire le mie, roventi
fumare, assieme alle tue,
nelle disperate piroette dell’Amore...?
Ah, povero clown!
Saltimbanco dell’anima!
‐ Costretto a rinnegare te stesso
per un gomitolo di fumo!
(Da "L'inquietudine dei fiori" , Gruppo Albatros Il Filo editore, 2009)