Un nido di vespe nell'orologio

Un nido di vespe nell’orologio
mi sembra la base su un pianetino

che ci osserva. Ramon ha sbadigliato
trenta volte in un’ora

e alla radio danno notizie
ripetitive, poi e poi

errori come ciliege mature
venute giù dall’albero.

Le città hanno piani di evacuazione
e finestre egocentriche

c’è chi ostenta il nulla e chi senza nome
sta la notte in un guscio di cartone.

Sul mare hanno piantato
bandiere contro l’illusione

e intanto il rosso dei papaveri
palpita strenuo, forse

non sono papaveri ovunque
forse è il mercato

per la libertà di domani.
È una sorda impressione

un pulviscolo e poi gli uccelli
con ali incolpevoli, i bei nidi

in aureole di piombo.
Per oggi, da un minaccioso caos.