Una carezza della quiete
Poi che la luna indossò una nube,
rimase il mare a fargli compagnia
ed acqua vide maltrattare l’acqua
con l’alba urgente e assai lontana.
Levò da riva la barca dei suoi sogni,
la incastrò nel ventre di una duna
e contro vento, contro sé e tutto
la ripulì dell’ultima infezione.
Lavò il cuore nel cono di lampara
per darlo in pasto ad una nuova era
e contro pioggia, contro sé e tutto
lo ripulì dell’ultima catarsi.
Guardò la notte a filo d’una lama,
smorzò ferite a lungo trascurate,
a certi unguenti la cipria mescolò
e finalmente il nuovo giorno scorse.
Si domandò se fosse stata colpa
di quella scarsa luce che l’invase,
se basta una carezza della quiete
per accettarsi, tutto, a tutti i costi…
*
Anno di stesura 2010
(Poesia pubblicata sul mensile “Il Saggio” 12/2010)