Una favola di Fedro al tempo del Covid 19...
Una favola di Fedro ai tempi del Covid
Il colmo di un tetto senz’anima
sovrasta la facciata scialba e triste,
malgrado quell’unica finestra, sempre chiusa,
cerchi invano di rincuorarla.
Triste il lampione, seppure
ardito nella sfrontata altezza,
che riposa dal travaglio della notte,
spesa per pura pietà a illuminare
chi pure l’ospita, malgrado delle buche le ferite…
E ben n’avrebbe da recriminare
per quel bagliore che la sveste
e la svergogna. E attende il sole
che, amico per destino
in cerca sempre d’anime da consolare,
la riveste e la nasconde agli sguardi pietosi
di chi l’abita, di chi giustizia chiede
per riportarla allo splendore antico,
quando in pattini i bimbi potevano andare…
L’abete e la magnolia chiudono
il quadretto, quasi si abbracciano
nella loro stupida rivalità.
“Vuoi salire troppo in alto”, dice l’una all’altro,
“abbassati e umiliati come si conviene
a chi t’ospita, rendendo luce e aria a chi pur t’ammira”.
“Mai”, risponde il presuntuoso,
“mi piace guardare il mondo dall’alto al basso,
piuttosto mi faccio sradicare”.
“Stolto”, incalza la magnolia, “ma non vedi
che sto per raggiungerti, in silenzio e senza scalpore.
Ragiona, torna in te, non essere arrogante”!
Ma quello niente, sale e sale senza alcun ritegno,
ma non sa che la sua vita ha pochi giorni ancora…
Uno stridio di freni,
si ferma il camion e un cancello si apre,
quattro uomini, una scala, due corde, una sega.
C’è chi la scena riprende: giustizia finalmente è fatta!
“Una spuntatina, immagino …”, l’abete s’informa,
“Non so, ma non lo credo”, fa la magnolia.
“Temo, però, che per tua colpa qualcosa mi accada”.
Fischia e stride la malvagia sega, la prima vittima
è svestita dei suoi rami, il suo ceppo piange,
non c’è pietà per lei: “Radetela al suolo”, la sentenza.
Avanza la squadra, minacciosa, chi fermarla oserà?
Trema l’abete, pietà implora lo spudorato:
“Abbassatemi solo, vi prego, amo tanto l’uguaglianza”!
Va eseguita la sentenza, scampo non c’è
per chi pecca di superbia!
Morale della favola bella?
“Chi troppo vuole nulla stringe”.
Niente è rimasto di quel grande abete,
solo un misero ceppo, radente un suolo,
che neppur lo piange…
Ma c’è chi i suoi rami ha perso
e le accoglienti sue foglie,
e quelle nicchie scavate nell’altero tronco,
dove a trovar rifugio erano avvezzi
per il loro amoroso richiamo,
petulante ammaliator frinire...
La cicala e il grillo.
C’è però il rovescio della “medaglia”: si parla
dell’umile magnolia, che invano, ha cercato
di dissuadere l’altezzoso compagno
di gelidi inverni e ridenti primavere,
dalla sua alterigia maniacale.
Lei tornerà a crescere più forte che mai,
ma un velo di malinconia accompagnerà
i giorni suoi, nell’attesa di tornare ad ospitare
grilli e cicale, orfani di un padre non all’ “altezza”,
malgrado la sua inutile… altezza!