Versi Erranti nel Labirinto dell'Esistenza

Nell'eco del tempo, sospesi tra il dire e il tacere,
Versi erranti danzano nell'oscura notte del conoscere.
Il titolo sfugge, come l'ombra di un sogno,
Tra le pieghe del mistero, in un intricato intreccio.

I mortali, fragili esploratori dell'ignoto,
Navigano i flutti del destino con sguardo smarrito.
Cercano risposte nei cieli, tra stelle remote,
Ma il firmamento tace, svelando solo la loro umanità.

Vogliono forse il senso, il significato,
In questa danza senza fine di causa ed effetto.
Sono attori improvvisati in un teatro del caso,
Dove il copione si scrive ad ogni respiro.

Dove sono, ti chiedi, in questa vastità senza fine?
Sono nel cuore di ogni attimo, nel palpito dell'esistere.
Ma il dove sfugge, si dissolve come nebbia al mattino,
Restano solo le tracce, invisibili fili del destino.

Quando agiscono? Forse sempre, forse mai,
In un eterno presente che sfugge alle mani.
Sono polvere di stelle, frammenti di eternità,
Che si rincorrono nel caleidoscopio del tempo.

Che cosa consigliano, questi viandanti dell'anima?
Forse di amare, di sognare, di abbracciare la vita.
Ma la risposta, come un'ombra fugace, sfugge,
E il consiglio si perde nell'eco di un eterno dubbio.

Positivi o negativi, sognatori o realisti?
Nel gioco delle contraddizioni, trovano dimora.
Come note discordanti in un'orchestra cosmica,
Suonano la sinfonia dell'umano, imperfetto e divino.

Chi sono i mortali? Domanda senza fine,
Nel labirinto dell'esistenza, in cerca di confine.
Il sapere, la verità, la giustificazione, la validità,
Sono stelle guida in un cielo senza fine, senza certezza.

Dedico questi versi alla ricerca senza fine,
All'eterna danza tra il conoscersi e il perdersi.
Nel caleidoscopio dell'esistenza, saggia contraddizione,
Che in ogni domanda trova la sua risposta.