Victoria Embankment
Tra quelle panchine di ferro scuro,
i lampioni dorati,
i leoni di bronzo accucciati sugl’argini
e i palazzi maestosi di marmo bianco,
lo sfavillio di riverberi biondi, ad Aprile,
sulla superficie verdastra dell’acqua,
abbaglia, lungo Victoria Embankment.
Londra, la mia città,
prima rosa d’amore
e tempio d’amor sventurato,
talamo violato da un destino beffardo
che né io, né tu, abbiamo voluto cambiare,
forse già scritto,
tra le pieghe di una tunica scura
indossata per forza,
e i vicoli stretti
che portano a Bartholomew Close.
A Victoria Embankment è buio,
la città ha spento le luci.
Non s’ode un rumore,
se non un sospiro affannato.
Il Tamigi accompagna
il mio cammino notturno
per l’ultimo requiem di un sogno,
trasportando il mio pianto
e i pappi degli alberi in fiore.