Violenta, la tempesta
Inaudita violenza permea la tempesta,
nel prosieguo d'una folle corsa,
tutt'intorno devastante.
Infidamente imperversante,
sconvolge 'l firmamento
e sul mar rabbiosamente infuria,
gettando acqua su acqua,
in siffatta pria tranquilla notte neonata,
al fin dal sonno destarlo.
Sibilando,
spira 'l vento all'impazzata,
sovra 'l mar, ch'assa'irato,
sobillando e pur gonfiando
placidate proprie onde,
si rivolt'a coronarle,
giustappunto già propenso,
di schiumosa cresta bianca,
indi frangentesi su scogli,
tanto immobili e impettiti
pari a sentinelle qua e là sparse.
Effondendos'in miriadi,
particelle di salsedine,
dentr'alla cortina d'aria,
intenso e altres'inebriante
conducon, del mar, l'odore.
Candida spuma, infine,
nel proprio riversarsi
sulla battigi'ancora calda,
la riempie,
qual chimerico grembo di femminea natura,
dianzi a ritirarsi e poscia ripresentarsi,
in tal armonico andirivieni ritmato.
Gabbian'in volo,
di timor garrendo,
mesti, son piombati di colpo
su pur battuti scogli,
ond'attender speranzosi
la novell'asces'al cielo,
ond'alfin in pirotecniche danze dilettarsi.
Rimirando,
lo spirito mio tormentato
invidi'assai la fine sabbia,
la qual trascinar si lascia
laggiù, nell'abissale fondale oscuro,
conforme al mio pensiero.
Di vivida luce irradiando l'attorno,
istantanei lampi
ogni tenebra squarciano,
ciascun'ombr'astante,
fuorché tenebre e ombre
nel mio io profondo alberganti.
Luce fredda...
luce sì vana.
Altra, è la luce ch'agogno,
che mi salverebbe.
Spaventosi susseguenti boati fragorosi,
a fuochi d'artificio paritari,
rimbombando in echi di spazio,
m'esplodon fortemente nella testa.
Poi, d'acchito,
s'allontana la burrasca
e 'l mar, testé acquietandosi,
v'a riprender proprio sonno
poc'innanz'inver interrotto.
Regnant'è nella notte
'l silenzi'or ritrovato.
quantunque,
nel mio cuor, perduri,
ancor furiosa
e pur violenta, la tempesta.