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Stasera voglia di fare niente e niente da fare.
Il connubio ideale.
Bel posto.
Sono le otto e mi pare d'avere capito rimango qui da solo fino a domani notte.
Dalla terrazza un panorama stupendo.
Pieno centro d'una grande città avviata oramai al crepuscolo.
Quasi quasi io ne approfitto.
Ne approfitto e butto giù quel trip che tengo nel portafoglio da mesi.
Sì sì, eccoti qua.
Sai che noia altrimenti.
Ti poggio sulla lingua e vai mio destriero.
Fammi sognare.
Serve un'oretta comunque.
Il mezzo si sveglia con i suoi ritmi.
Intanto preparo da mangiare e da bere.
Direi in terrazza.
Riparata da sguardi indiscreti, ma capace d'allungare i tuoi.
Tettoia evocante sopra set tavolo e piccoli divani ad elle.
Mi perdo a riordinare.
Curo delle piante sul vaso.
Mani che godono infinite volte nell'immergersi sulla terra grassa.
Passo dal bagno.
Lo specchio m'allunga.
Non tanto.
Mettiamo prima ero uno ed ottanta cinque ora sono uno e novanta sette.
Impossibile.
Prendo il metro.
Mi posiziono al muro e tengo il segno col dito.
Stendo il metro.
Un casino con una mano sola.
Ecco adesso alzo un pochino il dito, poi posiziono l'inizio del metro esattamente ed infine riabbasso il dito per tenerlo fermo sul punto.
Urca.
Il metro è caduto.
Se mollo il dito non trovo più il punto.
Se non mollo il dito non arrivo più al metro.
Un po' di ginnastica esilarante.
Risultato uno ed ottanta cinque.
Specchio birichino.
Uhm vediamo.
Patate fritte, fragole, maionese, ananas.
Fagioli, pomodori, acciughe, gorgonzola.
Ancora formaggio affettato in busta, senape e funghi.
Pane ed accessori vari.
E panna acida.
Direi vino in bottiglia.
E fatto, tavola imbandita.
Che sfumature le nuvole.
Quella dalla postura di drago che combatte contro lo gnomo giallo, cappello rosso, è violacea.
Guarda da destra arriva un cavaliere fucsia.
Cavallo grigio, lunghissima spada arancione.
Si menano a tre.
Boia che lotta.
Sembra fondano sul calore del combattimento.
Porca n'è uscita una pecora.
Di bianco e porpora disarmata.
Non andare pecorella.
Non andare avanti.
Così finirai in bocca a quel lupaccio fulvo che t'aspetta, bocca spalancata, al di là del varco azzurro.
Ah bene hai messo le corna ma.
Ma che corna e corna.
L'aperitivo!
Corna.
An vedi te dove andavo a perdermi.
Mi siedo.
Preparai una bella tavola colorata il primo commento muto.
È singolare quanto a volte risultino incompatibili il cavatappi e la carta plastica rigida che separa dal contatto diretto trivella tappo.
Un dilemma.
Provo a rimuoverla con la punta ricurva e.
E scoppio a ridere nel rendermi conto non riesco a farlo.
La punta non è abbastanza fina e sfugge in continuazione.
La falsa carta difatti aderisce in modo subdolo alla bottiglia.
Decido d'inciderla con un coltello.
E scoppio a ridere immaginandomi taglia gole tutto impegnato ad estrarre il sangue da una giugulare.
Sembra ci sono riuscito.
Oh porca bestia.
C'era l'apertura a strappa striscia e poggiando il coltello s'è ribaltato l'olio.
Che sta allagando la tovaglia.
Che sotto la tovaglia c'è il vimini.
Che presto presto, via tutto.
Uff fortuna non ho combinato un danno.
Finito.
Tovaglia pulita.
Di nuovo tutto a posto.
Infilo il cavatappi nel sughero.
Faccio leva e tiro su.
Prosit!
Una sigaretta.
Dove ho messo le sigarette?
In tasca no, sul tavolo no, in bagno no, in cucina no, in terrazza no, in macchina no.
Per terra e sotto questo e sotto quello, no.
Nel frigo no, nell'armadio no e nella scarpiera nemmeno.
Sull'ampio davanzale della finestra che collega l'angolo cottura con la terrazza, sì.
Finalmente.
Mi stavo inzuppando di sudore e la ricerca s'era fatta spasmodica e.
E l'accendino?
Calma.
Adesso bevo qualcosa e dopo lo cerco.
Rosso amabile.
Di buon boccato fruttato.
Di gradazione alcolica media.
Di più.
Un euro e sessanta.
Puttanazza guarda quante stelle.
Mai visto io in vita mia una stellata del genere.
Quella ha una scia cadmia.
Quella è intermittente si nota benissimo.
Quella si sfoca e torna a fuoco.
Proviamo se riconosco le costellazioni.
Ad esempio il toro.
Eccolo là.
Indubbiamente è lui.
Le orecchie sporgenti.
Il muso tipico.
Il corpo con tanto di gambe, caratteristico ciuffo pendente dal pene e la coda.
La sua figura è talmente intera e chiara che perfino si colora verdina fosforescente.
E la bilancia guardala là.
I piatti, le catenelle, le braccia simmetriche aperte, il perno nel centro in alto.
Ma va allora quello è il capricorno.
E ci sono anche l'elefante, un babbo natale, un treno, uno scola paste ed un delfino con la criniera.
Ah mi sono scordato il vino.
Me ne verso di nuovo.
Ne voglio due dita.
Le guardo e mi sembrano poche e buffe e mi rimetto a ridere.
Ne aggiungo e giù a ridere.
Ancora, ancora, ancora.
Che storia il replicare della schiuma!
Lei espande retinata.
Tante minuscole palline d'aria.
Non mi dire.
Uguale all'occhio d'un moscone enorme.
Ad ogni bolla la sua pupilla dunque.
Quante saranno?
A chilo cinquecento sulla circonferenza ed il doppio all'interno.
Mille cinquecento.
Praticamente io invento il rimedio alla congiuntivite moscona e sono ricco.
Sa di sintetico.
Chi?
Il vino.
Ti ricordi neanche che stavi a bere vino?
Non ha il solito gusto di vino, bensì è gradevole e d'un profumato penetrante.
Aspetta aspetta, ne verso nuovamente.
Madonnina.
In trasparenza ci sono dei cosi che navigano.
Eccolo lì uno.
Ed un altro ed un altro.
Girano impazziti e velocissimi nel liquido rosso surreale.
Cercano qualcosa o c'è la cinquecento miglia?
Bella domanda.
Dlin dlon, dlin dlon.
Non ci credo il campanello e vino sparso ovunque che cola dal bicchiere con il colmo superato.
Chi sarà mai?
Io non apro a nessuno.
Però magari ha un accendino.
Vediamo s'insiste.
Non pare.
Se n'è andato.
Toh guarda un accendino.
Di fianco a dov'erano le sigarette.
Che ci sono passato casualmente con lo straccio al vino.
Per me è entrato qualcuno.
Mossa diversiva del campanello.
Irruzione da grondaia su terrazza.
Meglio dare una controllata.
Non stava lì quella statua prima ed era marrone non ocra.
Il tavolino è stato scompigliato.
Il bagno lo stesso.
Nel locale caldaia si nasconde l'assassino.
Dov'è la luce?
Cerco l'interruttore a tentoni.
Schiena poggiata al muro m'inoltro nell'oscurità.
Lasciami!
Lasciami e vattene!
Uff me la sono vista brutta.
Col piede ho fatto cadere una vecchia scopa.
E nell'ombra credevo di percepire un individuo bruttino che veniva a me.
Eccolo l'interruttore!
E luce fu.
Cazzo ci faccio qui?
Non credo cerco il rimedio per i naviganti del vino.
E l'accendino l'ho trovato.
Uno sbaglio.
Strano, strano, strano.
Dal mio punto di vista d'altronde evidentemente si sbagliano sovente anche altri.
Ad esempio gli antropologi ed i ricercatori delle origini umane evidentemente si sbagliano.
La prima arma non fu un segmento d'osso o bastone.
Fu qualcosa da lanciare.
Un sasso, del fango o un frammento di legno.
Grosso o lungo o corto non fa differenza.
È un movimento naturale difendersi da un attacco tirando quello che capita per le mani.
Ed è precisazione basilare non confondere il bastone con un bastone qualsiasi.
Che altrimenti in ripostiglio le scope diventano ladri.
Perfetto.
Chiuso il cerchio.
Si mangia qualcosa?
Mmmm, che voglia.
Ananas, acciughe, pomodoro.
Non male.
Involtini di formaggio, patate fritte e fagioli.
Invitanti.
Fragole, formaggio verde e senape a condire il riso bollito.
Maionese e nutella.
E senape e nutella.
Uova sode passate sulla grappa, insalata di grissini base panna acida e tortino piselli alla marmellata di fico, il tris di secondo.
E noccioline.
E panettone.
E panettone?
E panforte.
E brandy per digestivo.
Che tristezza.
Era simpaticissimo Brandy il cane di Giulio.
Un camion con sei assi passati tutti in rassegna da ruota a ruota.
Dicono un bulbo oculare fu ritrovato ad ottanta metri.
E pezzi e sangue dappertutto.
La coda a casa del sindaco.
Un orecchio dall'avvocato.
E sporcata tutta la posta nella cassetta del ministro causa getto di sangue dalla buona mira.
Glielo riportarono per quel che poterono a Giulio.
E lui fu colto da ilarità incontenibile che.
Che scemo sono.
In realtà morì di vecchiaia il cane Brandy e Giulio pianse.
La stessa sorte che toccherà alla mia sigaretta peraltro.
Sarà un'ora che provo a fumarla.
A proposito.
Che ora s'è fatto?
Le quattro e mezza di notte?
Incredibile!
Otto ore e mezza dopo le otto.
Sì.
Allora le dieci si dice sei ore dopo le quattro.
E mezzogiorno undici e trequarti dopo mezzanotte ed un quarto.
Ok dai domani giuro alle nove e venti dopo le tredici e quaranta mi farò la barba.
Come quando mi stendo sull'asciugamano al fiume.
A pancia in giù tutto bene.
Ed un gradevole vuoto gravitazionale.
A pancia in su problemi.
Guardo il cielo e penso.
Penso e nella pancia s'apre un vortice.
Il senso d'infinito.
Il cercare di sapere.
Il domani.
Paranoie pesanti.
E comincia a diventare aggressivo ed angosciante il peso sulla pancia.
È il demone del non capire.
È il tarlo del vorrei sapere.
Abita sempre nell'aria sopra il tuo ombelico.
È stato messo lì da un dio potente ed a guardia del fatto la vita perennemente provochi un latente mal di pancia.
In chi vuole approfondirla ovviamente.
Un minimo d'indecisione e si materializza.
Nel frangente lo vedo lungo verme.
Fra un attimo sarà squalo o mostro orrendo o uomo o.
Oh Maria santissima no dai le luci delle finestre.
Le luci delle finestre si muovono e quelle delle scritte pubblicitarie mi vengono incontro.
Guarda non sono tutti sullo stesso piano i rettangoli rischiarati.
E quelli dei palazzi distanti sembrano più vicini rispetto a codesti di fronte.
E dipartono scie colorate dalle pubblicità.
Che si dissolvono in tanti puntini chiari itineranti nell'aria.
Meraviglioso ed impossibile.
Costoro diventano donne farfalle.
Ali gigantesche.
Cesellature sontuose.
Corpi giunonici.
Antenne d'oro.
Sparito il mal di pancia,
Sei stupenda urlo ad una.
«Vola con me» mi risponde.
«Il mio amore sarà tuo».
Chi mi ferma se perfino la ciurma dorme e non può legarmi all'albero maestro? l'ultimissima considerazione.
Arrivo le urlo.
Anzi no.
E che capperi prima m'accendo la famosa sigaretta.
Due boccate di vita in diretta e mi sporgo dalla ringhiera.
M'abbraccia.
Le getto le mani al collo.
Volo.
È bellissimo.
Sei bellissima.
È bellissimo.
Sei bellissima.
È bellissimo.
Sei bellissima mi ripeto estasiato.
È bellissimo, bellissimo, bellissimo e.
E bum.
Cofano di Mercedes sfondato.