A passeggio con Snoopy
Non so disegnare. Lo so da molto, dai tempi della scuola, ma Snoopy era semplice da creare.
Iniziavo dall’orecchio, due U una dentro l’altra, con quella più interna colorata di nero, poi passavo al collo, una C al contrario e una I con la parte superiore curva. Una piccola linea orizzontale faceva da collare. In seguito, partendo dalla parte superiore della U esterna dell’orecchio, cercavo di ottenere due archi, uno per la testa e uno per il muso, la forma di quest’ultimo mi ricordava spesso una “pancia” della D.
Infine un puntino per l’occhio e uno, un po’ più grande, per il naso. Lo facevo sempre sorridente, chissà perché…
Se la testa era sproporzionata rispetto al resto del disegno facevo indossare a Snoopy un bel cappellino con visiera, aggiungendo due righe: una obliqua sopra l’orecchio e l’altra orizzontale parallela al muso.
Il corpo? Non lo riuscivo mai a farlo bene, quindi lo imprigionavo in una cornice…
I miei diari scolastici o i fogli su cui prendevo appunti erano piene di suoi ritratti.
Non ho mai voluto un cane in carne ed ossa, ma l’avessi avuto Snoopy sarebbe sicuramente stato il suo nome.
Mentre camminavo per la villa della città, un giorno l’ho visto. Era lì! Tutto intero! Che fare? Che dirgli? Come comportarmi?
Ciao Snoopy, ma sei proprio tu?
Sì, sono io. Chi credi che sia? L’asso della prima guerra mondiale che combatte contro il Barone Rosso?Rimasi un po’ di stucco perché riuscivo a sentire le sue parole senza che lui aprisse bocca… no, cioè… muso. Ribattei:
No, no… Sei sicuramente Snoopy. Ma cosa ci fai qui? Sei venuto a parlare con me? Cosa vuoi?
Quante domande, lo sai che non mi piace parlare troppo.Snoopy intanto camminava e io lo seguivo come un bravo cagnolino, i ruoli si erano invertiti, ero io l’animale fedele al padrone.
Ma non ho obbedito, sentivo il bisogno di continuare a parlare:
Snoopy, ti chiedo scusa per tutte quelle volte che ti ho disegnato senza il corpo…Lui continuando per la sua strada, senza neanche guardarmi, iniziò:
Non ti preoccupare, non è importante, mi sono divertito ad accompagnarti in quegli anni di studio… spesso mio padre (Charles M. Schulz, ndr) mi diceva: “Non è importante come e dove appari, l’importante è che porti con te un po’ di serenità da donare agli altri …”Alzai gli occhi, un po’ umidi, e vidi all’orizzonte la sua cuccia.
Finalmente a casa, era un po’ che non ci tornavo… Sono sempre in giro, nei posti più impensabili, dalle tazze per la prima colazione, al materiale scolastico, ai vestiti, dai portacellulare ai copri sedili! Per non parlare dei tatuaggi umani!Ad aspettarlo c’era il suo amico Woodstock, che vedendomi volò via: gli avrò fatto una brutta impressione, pensai.
Snoopy si mise sdraiato sulla cuccia con il muso rivolto verso il cielo.
Ti ricordi che, da piccolo, riuscivi a disegnarmi tutto intero solo se ero sdraiato sulla mia casa? Ogni volta che succedeva ti ringraziavo dal profondo del mio cuore.A quel ricordo sorrisi, stavo per continuare per la mia strada quando sentii:
Tieni sempre a mente il pensiero del “mio” biglietto d’auguri, quello che ti ha regalato tua nonna, e che campeggia da anni sulla tua scrivania: “E’ bello sentirsi importanti… ma è molto più importante sentirsi belli”. Io sarò sempre lì per te.