A rivestire un’anima.
Brucia a fondo la pelle stasera, le vene piene battono a disegnare una strana geografia viva sulle mani, leggermente ne sfioro una, con pollice e indice la sento scorrere sui polpastrelli, con pollice e indice inizio piano il suo cammino,
feroce la vita,
la mia,
sulle labbra,
di me lo sai,
che non avrò mai tempo
di aspettare fine
sarò io stesso
la mia
Le mani ora, non più le mie, ferme ad osservarmi.
Le labbra sole a parlare preghiere sui miei occhi, di questa morte sarò il padrone ultimo, con giusta calma e delicato passo, nel tempo retto ne seguirò il percorso,
un solo salto forse,
la strada corre,
le luci fredde che si accavallano il profilo.
Tremi,
ad ogni lettera caduta,
di quel parlarti magro ora ho solo l’eco, su quella strada ho lasciato spento il mio riflesso,
a te lo sguardo sulle tue metà,
a te lo sguardo lì sullo sterno,
a te lo sguardo.
[se tu capissi il battito isolato
di un cuore stretto
rinchiuso a fondo oltre ragione
il tuo per me
l’appartenenza ultima
respira]
Le anime incrociano l’intersezione di un cuore, nell’esatto cuneo dove i polpastrelli intersecano la ragione. Il battito asincrono ritrova il suo gemello.
Occhi.
Mani.
Labbra.
Menti.
Due.
Respiri affannati ad incorniciare un tempo lento, immobili gli occhi a scorrere oltre le vene, a percorrere ancora giorni lontani che raggiungeranno il punto ultimo,
l’arrivo.
Sarà silenzio a volte
di pelle unita
tra labbra aride divise
sarà consenso
feroce il sangue che ci veste
sarà di noi.
Brucia a fondo il mio domani questa sera,
e sarà ancora un altro
e sarà ancora altro
e sarà ancora,
te.