Achille
Achille sentì subito le vibrazioni provenienti dal pavimento, alzò gli occhi e dalla finestra vide un lampo abbattersi su un albero. Iniziò a prepararsi aprì l’armadio e prese il completo sportivo. Nel mentre, il caffè era venuto su, ne sentì l’odore e corse a spegnerlo prima della sua fuoriuscita. Questa era una delle poche comodità ad avere una casa piccola. Si sedette sul bancone, aveva scelto quella cucina, perché gli piaceva pensare di essere come al bar. Il tempo non migliorava, dalla sua posizione vedeva solo ombrelli andare avanti e indietro. Lesse l’ora sull’orologio e si decise di darsi una mossa, aveva la mattinata libera, non voleva sprecarla.
Tornò in camera e si vestì. Chiuse casa e fece un sorriso alla vicina con il bambino nel passeggino, che aspettava l’ascensore. La prima non rispose, era troppo presa dalla telefonata che stava tenendo, il secondo,invece, iniziò a fargli le boccacce.
Gli piaceva quel bambino, era sempre allegro. Molto tempo fa, aveva letto sulla coccarda azzurra, che segnalava la sua nascita, il nome Mattia.
Achille fece passare la mamma e mentre chiudeva le porte dell’ascensore, vide Mattia quasi cadere dal passeggino per salutarlo con un grande sorriso. Uscito dal portone si diresse verso il fruttivendolo, la pioggia era diminuita e il sole faceva capolino tra le nuvole. Pioveva con il sole! Odiava quel tempo! O pioggia o sole, non entrambe le cose! Mandò un sms a sua moglie avvertendola che sarebbe passato a prenderla al lavoro.
“Quanto gesticolano le persone parlando tra di loro e neanche se ne accorgono!” pensò superando due vecchiette con il carrello della spesa già pieno.
Iniziò a prendere e pesare la frutta e la verdura. Un ragazzo lo colpì a una spalla, ma neanche se ne accorse, tanto era concentrato a scegliere la prossima canzone da pompare nelle proprie orecchie.
“Ormai le fanno di tutti i colori e grandezze,le cuffie; questa generazione fa diventare ricco ogni otorino!” rifletté Achille.
Finito di riempire il piccolo carrello si diresse verso la cassa, dove l’attendeva la solita persona scorbutica. Non capiva come poteva lavorare lì, senza che i clienti se ne lamentassero e soprattutto gli incassi non calassero. La vita frenetica di tutti permetteva tutto ciò.
Non capì cosa gli dicesse la cassiera perché occupata in un’altra conversazione con la collega, quindi lesse il totale sul display della cassa e preso il bancomat glielo consegnò.
Con le buste in mano e facendo molta attenzione attraversò la strada, in quella zona le macchine sfrecciavano da tutte le parti per non parlare dei motorini …
Varcò il portone, che qualcuno sbadatamente aveva lasciato aperto. Con un colpo di tacco lo richiuse, come il cartello pregava di fare, e salì al piano di casa.
Mise in ordine la spesa, prese le chiavi della macchina dalla ciotola e si diresse verso il garage.
Questa è solo la prima parte, forse non tutti hanno capito che Achille è sordo ( se vuoi rileggere con questa piccola informazione fai pure…)
Ho scelto questo nome perché la sordità può essere paragonata al tallone (d’Achille, quello più famoso). Ognuno di noi ha una debolezza,un deficit (termine tecnico) una mancanza tangibile o no, sta a noi conviverci nel migliore dei modi.