Adele e la rondine
Adele chiese alla rondine:
Insegnami
a correre a briglia sciolta sul vento
e ad ascoltare
il suono del germoglio che spunta sul ramo.
Insegnami
ad infrangere le scogliere e a cavalcare la marea.
‐ La rondine rispose –
Ero d’indole nomade
e sulle strade ho incontrato molti fili
su cui riposare
Ho visto come muta l’orizzonte.
Non ho mai imparato a posare le zampe sulla terra.
Eppure ho fatto migliaia di tentativi.
Centinaia di esercizi.
Poi
mi sono arresa alla mia natura vagabonda
e ho ripreso
a contemplare, esplorando lo spazio.
‐ Adele chiese ancora alla rondine –
Insegnami
ad arrendermi alla realtà.
Puoi dirmi
come posso fare a sfidare il soffio
che ondeggia in silenzio eppure fischia e ruggisce
e spinge
affondando ali di colore?
‐ La rondine lisciandosi il mantello: sospira –
Non credo di sapere nulla.
Io aspetto il passaggio degli uomini.
Osservo la loro fierezza.
guardo il genere umano
e vedo come si sentono il centro assoluto dell’universo.
Tanto tempo fa
però
conobbi un uomo diverso.
Lui
stava seduto sulla riva del mare.
Disegnava farfalle.
Ed uccelli.
Dicono che fosse un creatore di sogni.
Anche lui migrava con le rondini.
Attraversava
ogni giorno il suo destino incrociando
il nostro.
Fu l’unico credo che non si arrese
mai alla realtà
di possedere due gambe su cui camminare
e nemmeno un’ala matta per volare
all’interno di un sogno.
‐ La rondine strinse il maestrale e volò via –
‐ Adele chinò la testa –.
Pensava alla possibilità di entrare a far parte di quel mondo d’ombre ancora da esplorare.
Viaggiatrice
sul vento volato via tra aperture di nubi
dove il cielo
diventa plumbeo e aspetta che le foglie
imparino a suonare un filo d’erba.