Advisory.inc (ispirato a Quitters.inc di S. King)
Conseguentemente al crollo dei mercati recentemente avvenuto, il sig. Rossi arrivò alla conclusione che sarebbe stata cosa buona e giusta far seguire i suoi investimenti a un promotore finanziario di competenza indiscussa, e si imbattè quindi nella Advisory.inc, società di intermediazione mobiliare presieduta dal sig. Pugliese, private banker con cui già aveva avuto un primo colloquio telefonico conoscitivo e con il quale si accingeva a fare una conoscenza di persona, andandolo a trovare nel suo ufficio. “Piacere di conoscerla, sig. Rossi!” gli disse, accogliendolo dinanzi alla sua scrivania, il sig. Pugliese, “Sono certo che già sa che la nostra non è una società di advisory come le altre...”, “Sì, certo, non lo metto in dubbio, però, mi permetta di farglielo notare, ma dicono un po’ tutti la stessa cosa...”, “Questo è chiaro” gli rispose il sig. Pugliese, “Ma le assicuro che si renderà perfettamente conto che la nostra società è veramente diversa dalle altre: vede, in particolar modo ciò che ci differenzia dai nostri competitor è che non accettiamo che avvenga alcun errore in ambito finanziario; e sono sicuro che anche lei, ora che si è messo nelle nostre mani, non commetterà più errori!”. “Certamente...però al di là di questi discorsi, voglio dire, mi piacerebbe anche affrontare la questione dei miei risparmi da un punto di vista pratico: ad esempio mi farebbe piacere che il mio consulente si occupasse anche dei miei pleasure asset...e a proposito, vedo che anche lei è un amante dell’arte...”. “Certamente! Da cosa lo desume?”. “Ho notato quel bel quadro dietro di lei...quello con l’occhio del gatto. Non mi dica che dietro c’è una cassaforte...”, “No, proprio no. In realtà dietro a quel quadro brucio vive le persone!”, “Ah questa sì che è buona!” commentò il sig. Rossi.
“Ma torniamo a noi” riprese il sig. Pugliese, “Mi stava accennando al fatto che lei possiede delle opere d’arte?”. “Sì e gliele ho anche portate per fargliele vedere: metta pure questa chiavetta nel suo PC e potrà ammirare i miei magnifici NFT!”. Il sig. Pugliese osservò così, suo malgrado, gli NFT del sig. Rossi, consistenti in una collezione di scimmie di tutti i tipi: la scimmia pompiere, la scimmia astronauta, la scimmia marine, la scimmia dj, la scimmia rapper, la scimmia investigatrice, la scimmia influencer, la scimmia parlamentare, la scimmia pontefice, la scimmia pompiere che nel tempo libero fa anche la dj ma rappa pure in certi suoi dischi e che poi fa la influencer per pubblicizzarli, e una volta divenuta nota al grande pubblico si è candidata con i 5 stelle ed è stata eletta alla Camera, e così via. Alla vista di così tanta arte, il sig. Pugliese, evidentemente colpito da sindrome di Stendhal, iniziò a photoshoppare gli NFT apponendo alle scimmie le corna, i baffi, le sigarette, la lingua di fuori...per poi mostrarle così editate al sig. Rossi, il quale esclamò: “Ma cosa ha fatto ai miei NFT!?! Me li ha vandalizzati!! Questi sembrano gli scarabocchi che fa mia figlia a scuola!”. “Con tutto il rispetto” osservò il sig. Pugliese, “Ritengo che sua figlia, nonostante la sua giovane età e l’assenza di una formazione in ambito artistico, possa fare ben di meglio di questi obbrobri digitali di NFT. Anzi, a mio modesto avviso perfino un ubriaco fatto di MD uscito da un after di Ibiza fumando una canna potrebbe fare di meglio! E ritengo, infine, che le stesse scimmie che popolano le foreste e gli zoo del nostro pianeta, laddove sapessero che degli esseri umani sono così intelligenti da spendere anche un patrimonio per acquistare dei disegnini stilizzati di loro stesse, per giunta solo digitali, agirebbero in giudizio organizzando una class action al fine di apportare modifiche alla teoria darwiniana e non subire così l’onta di essere riconosciute nostre progenitrici!”. “Ma lei...ma lei lo sa quanti bitcoin mi sono costati questi NFT?!?”. “Ah, bene, quindi lei possiede anche delle criptovalute?”. “Certamente! E le porto sempre con me con il mio wallet hardware, perchè non mi fido di quelli online!”. “E per caso si tratta di questa specie di chiavetta usb in cui sono anche presenti gli NFT?”. “Sì, certo” gli rispose il sig. Rossi, al che il sig. Pugliese scollegò il wallet dal PC, per poi estrarre dal tiretto della scrivania un martello con cui ridusse il portafoglio fisico di criptovalute ed NFT del sig. Rossi in mille pezzettini. Alla vista di una simile scena, il sig. Rossi esclamò: “Noooo! Mi sento male!! Lei mi ha distrutto tutte le mie crypto!”. “Ma lei lo sa che il termine crypto viene dal greco κρυπτός, e cioè nascosto? Ora le sue criptovalute non sono perse, ma sono solo nascoste sotto forma di pezzetti metallici sul pavimento del mio ufficio. Magari quando verrà la filippina che fa le pulizie le potrò dire di farmi la cortesia di raccogliere e mettere da parte qualche bitcoin o qualche ethereum qualora lo noti mentre passa il mocio...sempre che intanto l’ethereum, per sua stessa natura, non si sia volatilizzato...”. “Ma lei lo sa che con quelle crypto avrei dovuto fare degli investimenti nel metaverso?! Ho acquistato una villa su Decentraland e avevo in progetto di ampliarla!”. “E, mi dica, in tal caso lei era in possesso di una Cilas? E aveva fatto depositare il progetto in comune? Inoltre, aveva fatto sanare gli eventuali abusi edilizi dell’abitazione? E poi, da quale notaio è andato per acquistare la villa? E la parte venditrice le ha fatto avere il certificato di agibilità, l’atto di provenienza, la planimetria e la visura catastale, la licenza edilizia e l’APE?”. “Ma no, nulla di tutto ciò!”. “In tal caso la compravendita è da ritenersi nulla...mi ascolti, sig. Rossi, lasci perdere queste corbellerie di crypto, NFT, metaverso, eccetera e si affidi ad investimenti più seri: ad esempio potrebbe stipulare una polizza unit linked in cui designa come beneficiario caso morte sua figlia e può godere così di tutti i benefici che le può offrire un simile tipo di investimento, come l’impignorabilità, l’insequestrabilità, l’assenza del premio dall’asse ereditario, la compensazione delle minusvalenze con le plusvalenze, la tassazione sulle plusvalenze solo ad avvenuta liquidazione della...”, “Sì, ma scusi se la interrompo...ci sono tante persone che come me investono in ambiti quali crypto, NFT, metaverso...che male ci sarebbe ad investirci?”. “Allora, sig. Rossi, si stenda pure su questo lettino, e guardi fisso questo pendolo che ora le mostrerò”. Fu così che il sig. Pugliese, con il suo pendolo, ipnotizzò il sig. Rossi al punto da farlo precipitare in uno stato onirico, in cui egli si vide portato in manette nel mezzo del corso di Decentraland, ai cui lati c’erano tutti quegli investitori di criptovalute i quali erano stati vittime del crack FTX e che, avendo perso tutti i loro risparmi a seguito di ciò, erano divenuti dei senzatetto. Portato alla fine del corso, il sig. Rossi fu fatto entrare nel tribunale di Decentraland, in cui veniva processato da un Warren Buffett in versione Perry Mason il quale gli disse: “Sig. Rossi, lei è accusato di aver commesso svariati cryptoreati nel presente metaverso: innanzitutto ha acquistato una villa di lusso appartenente a un boss mafioso che – nonostante presentasse finiture di pregio, piscina e campo da tennis – risulta censita al foglio 28, particella 196, subalterno 6 del Nuovo Catasto Edilizio Urbano del metaverso di Decentraland in categoria A/5, ovvero come abitazione di tipo ultrapopolare. Sig. Rossi, è lei al corrente che le abitazioni ricadenti nella categoria catastale A/5 hanno caratteristiche costruttive e rifiniture di bassissimo livello e non sono di norma provviste di servizi igienico‐sanitari esclusivi?”. “Sì, vostro onore, e infatti non ho fatto realizzare un bagno per la villa poichè mi pareva superfluo averne uno nel metaverso”. “Ma cosa vuole dire, mi scusi!? Secondo lei se le scappa qui nel metaverso cosa fa?! Per caso se la fa sotto?!? Ma dove diamine crede di essere!? Lo sa che senza servizi igienici l’abitazione non risponderebbe ai requisiti minimi di abitabilità?!”. “Chiedo scusa vostro onore, farò prontamente realizzare almeno un bagno e farò anche presentare al mio geometra un docfa al catasto di Decentraland per la variazione della destinazione d’uso dell’unità immobiliare”. “Sig. Rossi, le faccio inoltre presente che l’acquisto della villa è altresì servito come attività di riciclaggio di bitcoin illecitamente importati dal deep web, e infine che non risultano mai pagate l’IMU e la TARI su tale proprietà. Ma, cosa ancor più grave, i suoi dogecoin e shiba inu, potendo liberamente entrare ed uscire dalla villa, sono arrivati a sbranare un Nyan cat della colonia felina sita nelle vicinanze dell’abitazione. Cosa ha da dire a sua discolpa?”. “Voglio che sia chiamato a deporre il sig. Musk, poichè quei dogecoin che hanno ucciso il gatto NFT me li ha venduti lui e mi ha garantito che fossero molto buoni!”. “Sia chiamato a deporre il sig. Musk” ordinò il giudice Buffett, al che in una manciata di secondi il sig. Musk si materializzò in tribunale su un nuovo modello di Tesla supersonica per deporre al processo. “Sig. Musk, verò è che lei ha venduto al sig. Rossi i dogecoin che hanno ucciso il Nyan cat?”. “Sì, vostro onore”. “E vero è che avevate garantito che gli stessi fossero molto buoni?”. “Sì, vostro onore, ma io avevo garantito che fossero molto buoni come investimenti, non molto buoni come carattere. Però adesso mi dispiace che a causa della mia deposizione il sig. Rossi debba essere incriminato...al limite potrei indire un sondaggio su X e far decidere alla rete se è da condannare o meno”. “Sig. Musk, la informo che il codice di procedura penale non prevede il ricorso ai sondaggi di X”. “Un tantino noiose le leggi di questo metaverso...lo dovrei rilevare per poi farci le leggi che mi piacciono e permettere il diritto di voto tramite X”. E dopo le critiche di mr. Musk al sistema legislativo e giudiziario del metaverso, il magistrato dalle sembianze di Warren Buffett concluse così il processo: “Per i crimini commessi, condanno il sig. Rossi all’ergastolo da scontare nella prigione statale di Decentraland. Dichiaro sciolta la seduta”. “No, no! Vi prego! Sono innocente, sono...”. “Si rilassi, sig. Rossi!” lo rassicurò il sig. Pugliese. “Stava solo facendo un brutto sogno!”. “É stato un incubo! Ho sognato di essere obbligato dal tribunale ad aggiungere i servizi igienici nella mia villa di Decentraland...e non so nemmeno quale stanza potrei adibire a bagno!”. “Questo fatto che debbano esistere anche i bagni nel metaverso non mi stupisce: l’ho sempre detto che fa cagare!” commentò il sig. Pugliese, il quale trovò così l’occasione buona per spronare il sig. Rossi a desistere dagli investimenti in cryptoasset: “Vede cosa vuol dire investire in queste schifenzuole di crypto, NFT e metaverso?! Mi promette che non ci investirà più?”. “Nemmeno un pochino?”. “No”. “Nemmeno sotto forma di ETN o ETC?”. “Assolutamente no”. “Nemmeno in forma indiretta investendo in stock delle società quotate in borsa che hanno a che fare con le crypto, tipo Coinbase?”. “Se lo può scordare...”. “E va bene, non ci investirò più...tanto ora mi ha pure distrutto il mio wallet”. “Bene, sig. Rossi, vedo che adesso sta imparando. Come ha potuto constatare, qui alla Advisory.inc non ammettiamo il minimo errore!”. “Ma solo detenere asset quali crypto o NFT sarebbe un errore?”. “Assolutamente no, anche per esempio disinvestire qualcosa quando è in perdita è un errore: in questo modo non si dà la possibilità all’investimento di recuperare ciò che ha perso durante il bear market, e quando lo stesso investimento invece andrà bene, non si potrà sfruttare il momento favorevole del mercato laddove si esca prima dallo stesso”. “Va bene, ho capito...intanto nei prossimi giorni farò trasferire gli etf che ho presso l’altro intermediario sul conto titoli della sua banca”. “Perfetto! Sul conto titoli della Advisory.inc c’è anche la possibilità di operare autonomamente tramite l’internet banking e potrà quindi gestire di persona i suoi investimenti. Ovviamente anche io potrò vedere i suoi movimenti, quindi sig. Rossi si ricordi che la tengo d’occhio!” e il sig. Pugliese, nel finire questa frase, indicò l’occhio del gatto raffigurato nel quadro dietro alla scrivania.
Tutta questa atmosfera da Grande Fratello non era però stata pienamente accettata dal sig. Rossi, il quale si sentiva quasi un sorvegliato speciale, malgrado avesse capito che questa sorveglianza aveva, in fin dei conti, un ruolo benevolo. Fu così che malauguratamente decise che era arrivato il momento di procedere autonomamente con le operazioni in borsa che sarebbero state meno gradite al sig. Pugliese, tra cui proprio il disinvestire quegli etf che erano in perdita; disinvestimento che sarebbe dovuto avvenire prima di trasferirli presso la Advisory.inc, di modo da non far sapere nulla al sig. Pugliese. “Occhio non vede, cuore non duole” disse a se stesso il sig. Rossi, a fine giornata, pensando a quanto sopra accaduto mentre si accingeva a mettersi a letto. Quella notte, però, il sonno REM riservò al sig. Rossi un vero e proprio sogno premonitore: egli si trovava infatti a Madrid, in Plaza de Toros de Las Ventas, ove era giunto l’orso che tipicamente si trovava, sotto forma di statua, in Puerta del Sol, ed essendosi portato con sè anche il suo corbezzolo, pensò bene di utilizzarlo come clava al fine di abbattere le statue dei tori poste attorno all’arena, le cui porte successivamente si aprirono rivelando la presenza del toro. Questi, evidentemente irato dall’affronto che l’orso aveva attuato nei suoi confronti, scalciò e poi si scagliò contro l’orso in una furiosa carica. L’orso, però, appena il bovino gli si avvicinò abbastanza, ne approfittò per fargli precipitare in testa l’albero che aveva con sè e – corbezzoli! – il toro cadde a terra ucciso sul colpo. A quel punto l’orso gli salì addosso, si sollevò in piedi e scagliò una feroce invettiva anticapitalista verso i suoi “colleghi” umani, i quali – travestiti da panda, giraffe, dinosauri, transformers, Spongebob ed esseri che perfino Baudelaire tra un sorso di assenzio e una boccata di pipa d’oppio avrebbe fatto fatica ad immaginare – incassavano lauti profitti (soprattutto perchè a nero) facendosi le foto con i turisti, a differenza sua. E questo poichè il povero orso, essendo una statua – ed anche più onesto degli esseri umani – non ricavava alcun profitto dal farsi ritrarre in foto dai e con i turisti. E dopo questa denuncia sociale passò anche alle vie di fatto, cosicchè salì al Mirador del Templo de Debod e ivi terrorizzò e mise in fuga i travestiti (non i cross‐gender e queer, bensì quelli che per l’appunto si travestono come se fosse carnevale per poi farsi pagare dai turisti per le foto), oltre anche ai vu’ cumprà che in tale luogo attuavano i loro business vendendo accendini, power bank, selfie stick, radioline e cazzate varie. Tale episodio, passato ovviamente alla cronaca, fu presto noto come “la cacciata dei mercanti dal tempio”. E alcuni di essi, per mettersi in salvo, non ebbero altra scelta che lanciarsi giù dal mirador, perdendo così la vita (ma dando, in compenso, un grande spettacolo agli occhi e alle fotocamere dei turisti); altri si nascosero tra la vegetazione del Parque de la Montaña, ma l’orso – fiutando il loro fetore – li scovò, gli tolse di mano i selfie stick e poi glieli ficcò...in bocca. Ma anche in un altro posto. Fatta giustizia in quella zona della città, l’orso si diresse verso il Mercado de San Miguel, ove denunciò gli esorbitanti prezzi a cui era arrivato il pescato e in particolar modo i percebes (oltre 100€ al kg) e le angulas (tra gli 800 e i 1200€ al kg): per porre fine a tale speculazione ai danni dei consumatori pensò bene di divorare ogni esemplare ivi posto in vendita. E dopo, già che c’era, anche gli stessi venditori. In seguito a questo avvenimento il mercato di San Miguel venne dunque ribattezzato “Mercato Orso” ed esso, unitamente al fatto che il toro era stato sconfitto, segnò l’inizio di un rovinoso crollo in borsa, con perdite che aumentavano di giorno in giorno e un drawdown tale da far paura anche al più ottimista degli investitori. Il sig. Pugliese osservò dunque che la soluzione fosse quella di effettuare sacrifici umani al fine di far risalire la borsa; fu così che ordinò alla sua segretaria di sequestrare la figlia del sig. Rossi per poi sacrificarla a JP Morgan. Avendo capito quali erano le intenzioni del private banker, il sig. Rossi cercava di riprendere sua figlia, ma invano. Non poteva, era come paralizzato (ed in effetti la paralisi muscolare che fisiologicamente si manifesta durante il sonno REM poteva essere alla base della spiegazione di questa sua percepita immobilità nel corso del sogno). Approfittando anche di questa sua incapacità a muoversi, la segretaria del sig. Pugliese prese la figlia del sig. Rossi, la adagiò su di un altare e le diede quindi fuoco. Mentre la bambina veniva arsa viva, la segretaria del sig. Pugliese ne approfittò altresì per accecare con una fiaccola ardente il sig. Rossi, i cui occhi, una volta lambiti dalle fiamme, come ultima visione su di essi impressa ebbero sua figlia divorata da mille favelle. A questo punto il sig. Rossi si svegliò di soprassalto e, una volta compreso che si trattava “solo” di un incubo, si rincuorò e iniziò la sua routine quotidiana come di consueto. Al momento di dover andare a riprendere sua figlia a scuola, però, scoprì che della bambina non vi era traccia. Chiese quindi a una bidella se qualcun altro si fosse recato a prendere la bambina, e questa le disse che aveva visto la piccola allontanarsi con una signora: “Mia figlia è affidata a me questa settimana, quindi non può essere stata la madre a riprenderla...qualcuno qui a scuola ha chiesto a questa signora chi è?”. La bidella si confrontò con una sua collega, e quest’ultima disse al sig. Rossi che la signora in questione le aveva detto di essere la baby sitter della bambina. “Ma non può essere! La baby sitter mi ha scritto che è a casa col covid! Non può essere stata lei...” commentò il sig. Rossi. Ma mentre si interrogava su chi fosse questa misteriosa signora che, di fatto, le aveva rapito la bambina, sentì squillare il telefono. Dall’altra parte della cornetta c’era il sig. Pugliese, il quale gli intimò: “Se vuole rivedere sua figlia sana e salva venga subito qui in ufficio!”. Il sig. Rossi corse quindi nell’ufficio del private banker e, ovviamente, chiese a questi dove fosse sua figlia e se lui ne sapesse qualcosa della signora misteriosa che era venuta a riprenderla a scuola. “Certo, sig. Rossi, che ne so qualcosa: è stata la mia segretaria a venirla a prendere a scuola, fingendosi la baby sitter”. “Ma lei...lei come ha fatto a sapere i miei orari, la mia routine quotidiana... voglio dire come ha fatto a sapere quando e dove vado a prendere mia figlia?? Per caso mi ha pedinato?! O mi ha fatto pedinare?!?”. “No, sig. Rossi, io personalmente non ne avrei il tempo, e se facessi pedinare ogni mio cliente andrei in bancarotta...semplicemente ho fatto inserire dalla mia segretaria un trojan nel suo telefono mentre lei era in trance la scorsa volta che ci siamo visti; poi da lì è stato un gioco da ragazzi conoscere la sua routine quotidiana e capire quello che fa...tra cui anche l’aver disatteso al mio invito a non disinvestire gli investimenti in perdita. D’altra parte lei fa le operazioni bancarie su smartphone e...”. “Ma vada a quel paese, lei e quella trojan della sua segretaria!”. “Ci andrei volentieri, a meno che non si trovi nel metaverso...”. “Ma mia figlia, la mia piccola...dov’è che la tenete?!”. “Dietro di me, sig. Rossi, ecco che apro il quadro”. Una volta fatto scorrere il quadro sul resto della parete, la stessa lasciò spazio a una lastra di vetro dietro a cui vi era una grande stufa (quasi una fornace) che si stava accendendo e – dentro ad essa – la figlia del sig. Rossi, il quale esclamò: “Ma cosa ha intenzione di fare?! Vuole bruciare mia figlia?!?”. “Vede, sig. Rossi, lei disinvestendo quegli etf prima che potessero recuperare le perdite subìte ha di fatto bruciato, e mandato in fumo, alcuni suoi risparmi. Quindi io ora, allo stesso modo, brucerò e manderò in fumo sua figlia. D’altra parte gliel’avevo già detto che qui dietro brucio vive le persone...”. “No, la prego! Mia figlia no! Mi aveva assicurato che sarebbe stata sana e salva! Le assicuro che non commetterò mai più altri errori, non...”. “Va bene, sig. Rossi, lei lo sa che io sono una persona di parola, però siccome lei ha già trasgredito a quanto le avevo detto, adesso deve attestare per iscritto che d’ora in poi adotterà delle migliori abitudini finanziarie, quali quelle che già le ho insegnato e che le insegnerò: firmi qui questa autodichiarazione a...”. “Sì, sì, firmo tutto! Firmo tutto!”. Una volta apposta la firma, il sig. Pugliese comunicò alla sua segretaria di spegnere la stufa, e la bambina fu così salva. Il sig. Pugliese, però, prima di metterla nella stufa, aveva parlato alla piccola spiegandole il perchè doveva finire lì dentro, e illustrandole anche che ciò dipendeva dalla malevole condotta del padre, tant’è che la bimba gli disse: “Papà, papà, ho avuto tanta paura dentro alla stufa! Per colpa tua che hai disinvestito E.T....”. “Gli etf, amore, E.T. è l’extraterrestre del film e non è quotato in borsa...”. “Insomma, per colpa tua che sei stato tanto cattivo, sei stato una brutta persona e brutto brutto papà, io per colpa tua ho rischiato la vita! Ora devi promettermi che farai tutto ciò che ti dice il sig. Pugliese!”. “Ma che saggezza che hanno i bambini! Noi adulti abbiamo tanto da imparare da loro!” commentò il sig. Pugliese.
Dopo questo episodio il sig. Rossi aveva oramai interiorizzato i principi e gli insegnamenti del sig. Pugliese, con il quale si era anche creato un rapporto a 360° di confidenza ed empatia. Un rapporto, questo, che non era limitato al sig. Rossi, ma che si estendeva anche a sua figlia, per portarsi avanti in vista del futuro passaggio generazionale. Il sig. Pugliese aveva infatti spiegato bene alla bambina che doveva ricordare al padre di portare i suoi beni mobiliari presso la Advisory.inc, rammentandoglielo anche attraverso la narrazione di un’apposita filastrocca dalla rima incatenata:
“Giro‐giroconto,
in meno di un secondo,
il bonifico istantaneo è pronto
per sottoscrivere il fondo
dal grande rendimento
che investe in tutto il mondo”.
Non a caso il sig. Pugliese battezzò la filastrocca con il titolo di “JP Morgan Global Macro Opportunities D (acc) ‐ EUR”, ma per ragioni di ordine pratico, giustamente, decise di chiamarla altresì con l’intuitivo diminutivo di “LU0095938881”. Infatti tecnicamente si tratta dell’unica filastrocca quotata in borsa e di diritto lussemburghese.
E riguardo al sig. Rossi, da parte sua era arrivato perfino ad ironizzare sull’originale modus operandi adottato dal sig. Pugliese: “Allora, sig. Pugliese, la polizza che mi diceva la sottoscriviamo appena posso disinvestire senza penali quei fondi che ho presso l’altra banca; poi i fondi che si dovranno mettere nella polizza ovviamente se vanno in perdita li devo tenere finchè non recuperano, vero?”. “Elementare, sig. Rossi!”. “E se poi non dovessero recuperare, cosa farebbe? Mi lasci indovinare: sacrificherebbe mia figlia a JP Morgan!”. “Ma no, sig. Rossi, non sono mica un mostro! Non farei mai una cosa simile a sua figlia! Al limite la sacrificherei a Goldman Sachs”. “Ahahahah, a Goldman Sachs! Questa sì che è buona! E mi dica la verità, qualora mi andasse di trasgredire un pochino e disinvestire prima del previsto lei cosa farebbe? Scommetto che anche in questo caso toglierebbe la vita a mia figlia, vero!?”. “No, ma per chi mi ha preso, sig. Rossi?? La vita assolutamente no...al limite le toglierei un dentino!”. “Ahahahah, bella questa! Un dentino, ahahahah!” commentò il sig. Rossi abbandonando l’ufficio del sig. Pugliese con il riso stampato sul viso. Un bel giorno, però, la figlia del sig. Rossi disse a suo padre una cosa che l’avrebbe poi sconvolto: “Papà, papà! Lo sai che è venuta a casa la fata che mi ha preso il dentino?!”. “Che bello, amore! E adesso dov’è questo dentino?”. “Te l’ho detto, l’ha preso la fata...io non ce l’ho più”. “E va bene, l’avrai perso...”. “Ma no papà, sei scemo...te l’ho detto che me l’ha preso lei, la fata del dentino, quella che mi è venuta a prendere a scuola e portata dal sig. Pugliese. Lo sapevi che la segretaria del sig. Pugliese è una fata?”. Ma il sig. Rossi aveva ancora tanto da imparare.
Dott. Eugenio Flajani Galli
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