Affectus non habet impedimenta
Nella vita c’è sempre una prima volta in tutte le manifestazioni, Adriana Capogrossi era stata precoce un po’ in tutto: aveva imparato a leggere ed a scrivere a quattro anni, a cinque andava in bicicletta senza rotelle, a sei schettinava d’estate e pattinava d’inverno, (abitava ad Aosta.) Ufficialmente non aveva un padre, portava il suo cognome senza averlo mai conosciuto, la madre Amélie Bionaz era stata piuttosto ambigua per quanto riguardava la paternità, ad Adriana la situazione andava bene, Amélie sostituiva in tutto la figura paterna. Quando si presentò alla prima elementare fu la meraviglia della maestra: “Tua madre ti poteva iscrivere alla terza, ne parlerò col direttore.” Fu iscritta alla terza, gli altri alunni erano di due anni più grandi ma riusciva sempre a superarli per la sua diligenza nello studio e per la memoria fuori del comune. Fisicamente era una longilinea al contrario della madre, evidentemente aveva preso dalla razza del padre. In palestra era brava nel salto in alto, superava facilmente tutti i suoi colleghi maschi tanto che l’insegnante di ginnastica la chiamava maschiaccio. Era curiosa di natura, come diceva il detto che la curiosità è una caratteristica delle persone intelligenti, si guardava intorno per acquisire informazioni dell’ambiente circostante. E così quando la mamma invitò a casa all’ora di pranzo Nicolas Ferrand all’inizio non fu contenta della sua presenza ma poi il giovane si dimostrò simpatico e cortese nei suoi confronti, cambiò idea anche per qualche regalino che furbescamente Nicolas le mollava. Adriana aveva anche lo spirito di investigatrice, domandò in giro notizie dell’amico di sua madre: d’inverno esercitava la professione di maestro di sci, d’estate di guida alpina. Di solito il mese di settembre era un periodo non molto favorevole al turismo ma ad Aosta non vi erano problemi di disoccupazione sia per i posti fissi che per le varie aziende che assorbivano del personale. In fondo era una città tranquilla come il carattere dei suoi abitanti, uno solo faceva eccezione il conte Jean Luc Chajlly quarantenne, che dopo aver girato il mondo aveva scelto quella località come residenza definitiva. Inviso ai ben pensanti, soprattutto ai religiosi aveva amicizie presso gli amministratori locali cui elargiva a piene mani soldi in beneficienza, era ricambiato col rispetto e col non immischiasi nei ‘fatti suoi’. I conformisti rimproverano al conte (ma poi era proprio conte?) di far alloggiare nel suo castello delle ragazze giovani e bellocce ma tutte in regola, risultavano collaboratrici familiari regolarmente denunziate alle autorità di PS. con relativi contributi pagati al fisco. Solo una volta un segretario comunale, spinto dalle solite signore invidiose ed incartapecorite aveva inviato una squadra di vigili a controllare l’operato del conte. Ovviamente non ne venne fuori nulla di irregolare e le incartapecorite divennero ancora più acide: “Quello ha amici al Comune che coprono le sue malefatte!” Il conte aveva un suo senso dello humour, benché ateo passando dinanzi ad una chiesa si inchinava e si faceva il segno della croce ‘una presa per i fondelli!’ esclamavano le solite indignate zitelle. Un avvenimento insolito accadde in settembre quando ai muri della città, nei posti in cui era consentito dalla legge furono affitti manifesti che indicavano l’arrivo prossimo di un circo particolare, ‘le cirque des naturalistes’ che nulla svelava sul tipo di spettacolo, una particolarità: si chiedeva la collaborazione di ragazze sopra i diciotto anni di bella presenza per esibirsi come figuranti. Un tendone grandissimo sempre dietro autorizzazione della Polizia venne installato in uno spiazzo di terreno indovinate chi fosse il proprietario? Avete indovinato del conte Chajlly che lo aveva concesso senza alcun compenso. Il nobile era possessore di una vecchia maison ristrutturata secondo i suoi gusti: comprendeva una stalla con relativi cavalli, cucina modernissima con un cuoco parigino Francois Lebeau non molto maschile ma tanto bravo in cucina. L’altra servitù era composta da donne indigene affezionate al padrone di casa per motivi pecuniari, tenevano la bocca chiusa in merito a quanto accadeva nel castello. Adriana aveva sempre ammirato l’operato del conte prima di tutto per aver rimodernato l’interno dell’edificio dove abitava ma soprattutto per il suo anticonformismo in tutti i campi, gli era stato presentato da Nicolas con cui era in buoni rapporti. Ma la miglior esibizione il conte la fece con Amélie: dopo un classico finto baciamano “Madame heureux est la personne qui peut profiter des ses grâces!” Amélie inquadrò meglio la figura del conte sorridente, in fondo non era male…Adriana ormai maggiorenne informò la madre del suo desiderio di rispondere affermativamente all’invito di quel cartello del circo, si presentò documenti alla mano à monsieur Favignac il direttore che, dopo averla inquadrata: “Lei capisce signorina cosa vuol dire essere anticonformisti, la mia aiutante Isabelle le spiegherà la parte che dovrà sostenere, almeno da principio poi vedremo. “Io so andare bene a cavallo, sin da bambina…” “Buon inizio.” Una decina di giovin pulselle, dichiaratesi ballerine erano state selezionate da Isabelle, ricevettero un programma da rispettare, ballo acrobatico con costumi particolari. “Il fatto che lo spettacolo è vietato ai minori doveva far capire che c’era del nudo. “Chi non se la sente lo dica subito, lo stipendio dipende dalle vostre qualità di ballerine e dalla vostra disponibilità.” La conversazione fu riferita ad Amélie che non fece commenti mentre Nicolas: “Finalmente avrò il piacere di vedere ‘ton chatte’!” “Voir et non toucher est quelque chose à apprendre, accontentati di quella di mia madre finché ti sopporterà!” Adriana aveva mal accettato quella battuta di Nicolas, forse già pensava di doversi esibire senza veli, la cosa la infastidiva ma ormai aveva deciso in senso positivo anche se l’arrendevolezza non faceva parte delle sue caratteristiche. La situazione era quella prospettata dal direttore del circo, le ragazze stavano apprendendo dei balli particolari con bastoni, con palloni e con claquettes sotto le scarpe, imitavano i balli degli anni venti con qualche differenza: indossavano una minigonna lunga sino al pube ed una leggera camicetta che faceva ben intravedere le tette, ‘sotto la minigonna nulla’ e durante alcuni movimenti venivano alla luce i fiorellini biondi o bruni (uno rosso) delle ballerine. Adriana fu fortunata perché le furono riconosciute le sue doti di cavallerizza, un vecchio maestro del circo le insegnò dei trucchi spettacolari come quello di scendere e risalire a cavallo mentre lo stesso seguitava a correre. Alla prima grandi battimani da parte dei presenti, solo maschietti, le gentili signore si erano rifiutate di andare a presenziare quello spettacolo che alcuni avevano descritto come osceno. Col tempo anche le dames si dimostrarono più accondiscendenti ed andarono a vedere al circo prendendo come giustificazione la curiosità di andare a vedere Adriana ogni giorno più brava, era diventata una star. La ragazza ogni giorno sempre più affascinante e signorile aveva fatto breccia nel cuore del conte non solo nel cuore della ragazza ma dopo una corte serrata con aggiunta di regali costosi conobbe i ‘favori’ della sua gatta ed anche del suo popò, si erano ambedue innamorati. Adriana risiedeva in permanenza nel castello, era diventata la castellana sempre più ammirata (ed invidiata) da tutti. Assente Hermes per i soliti motivi di ‘pelo’ Eride dall’alto dell’Olimpo notò la felicità dei due umani e, in crisi di gelosia e di invidia, lei brutta e non appetibile mandò un accidente a Jean Luc che rimase immobile per sempre sopra il corpo di Adriana mentre facevano l’amore. La giovane non si accorse subito dell’evento ma resasi conto dell’accaduto chiamò a gran voce Isabelle che giunse subito nella camera da letto dei due. Nel frattempo Adriana si era rivestita e si era rifugiata in cucina completamente smarrita. La cuoca Anne venuta a conoscenza della tragedia entrò in cucina e dolcemente accompagnò Adriana nel bagno, l’aiutò a fare una doccia distensiva e poi la condusse nel salone restandole accanto. Tutto il castello era in subbuglio, la notizia della morte di Jean Luc presto di ‘sparse’ nel paese, gli unici a gioirne furono i cattolici ed i benpensanti ma per poco, Adriana fece apporre sui manifesti del circo una scritta: ‘Lo spettacolo continua’ Per desiderio del conte il suo funerale fu celebrato in maniera laica all’interno del castello fra le cui mura fu posta la sua bara, niente piagnistei ma un fornito menu cui poté partecipare chiunque si presentò all’ingresso del maniero. Adriana era vestita completamente di nero più affascinante che mai, un lungo applauso al suo apparire. La festa finì a notte inoltrata con qualcuno che aveva approfittato troppo dello champagne. “Anche da morto ha fatto il suo spettacolo” l’astioso commento dei religiosi che si aspettavano un funerale in chiesa. Adriana si mostrò una buona organizzatrice, ingaggiò altri numeri, ormai il circo era diventato permanente e attirava persone anche dai paesi adiacenti. La pulsella una notte sognò Jean Luc che la spingeva a far parte dello spettacolo con le ragazze in minigonna senza slip e col seno ben visibile. Al risveglio Adriana era perplessa ma volle mettere in esecuzione quanto sognato. La sera alle nove ragazze fece indossare il solito vestiario con l’aggiunta di una maschera in viso per non farsi riconoscere, anche lei aveva deciso di contribuire allo spettacolo. La notizia trapelò fra la folla, una delle ragazze aveva rivelato il segreto, tutte le sere ogni spettatore cercava di capire sotto quale maschera di nascondesse Adriana, ci fu anche qualcuno che fece da allibratore e raccolse le scommesse con tanto di quotazioni. I soliti benpensanti pensarono ad una rivalsa, fecero pervenire una lettera anonima al Sindaco che, senza esporsi ma tramite amici comuni fece capire ad Adriana di far smettere le scommesse. Ufficialmente non accadde più ma gli incalliti scommettitori lo fecero ugualmente fuori dal circo, ormai era diventata una mania. Ma le coscienze delle persone per bene furono ancora una volta turbate da un scritta sopra il manifesto del circo: ‘Da questa sera una nuova ballerina milf’ Ovviamente ci fu molta curiosità fra gli spettatori aficionados del circo che però non compresero il significato della parola ‘milf’ ad ogni modo si presentarono in massa. Chi era quella signora che si sarebbe esibita? Adriana anche con l’aiuto di Nicolas aveva convinto sua madre di far parte del balletto. “Mammina hai ancora un corpo desiderabile, sarà per te una esperienza positiva, tutte le donne sono un po’ esibizioniste.” L’affermazione di Adriana corrispondeva solo in parte a verità, il seno di Amélie non era quello di una vent’enne ma nessuno ci fece troppo caso, all’ingresso della nuova ballerina uno scroscio di applausi che fece molto piacere alla mamma di Adriana che grazie alla sua fantasia aveva rinverdito gli incassi del circo. Ma…ti pareva che la felicità di Amélie, di Nicolas e di Adriana non desse fastidio a qualcuno, nel loro caso a Eride la più maligna, perfida, malefica e malvagia delle dee che ne combinò una delle sue. Nicolas amava molto la natura, spesso si rifugiava nei boschi, in particolare in autunno andava a raccogliere funghi che purtroppo non faceva controllare da un micologo: “Sono anni che raccolgo funghi, conosco bene quelli velenosi” ma stavolta si era sbagliato. La sera lui e Amélie ne fecero una scorpacciata ma male gliene incolse. La notte stessa cominciarono i dolori all’apparato digerente, pensarono ad una normale indigestione che invece non lo era. In ospedale i medici riscontarono l’avvelenamento ma non poterono far altro che cercare dei fegati per un trapianto, unica soluzione per evitare la morte dei due. In tutta Italia non se ne trovò uno compatibile con quello di Nicolas e di Amélie, fu la loro fine. Adriana era talmente affranta che non riuscì nemmeno a seguire il funerale cui partecipò molta gente. Lo spettacolo al circo fu sospeso ma non per lungo tempo, il personale doveva essere retribuito e le spese generali dovevano essere soddisfatte. Una mattina Favignac si presentò ad Adriana per aver da lei disposizioni circa la ripresa degli spettacoli. Adriana gli lasciò carta bianca, insieme ad Isabelle avrebbe mandato avanti gli spettacoli. Adriana però non si sentiva più di restare in quei luoghi che erano diventati fonte di dolore, un dolore che non riusciva a sopportare. La colpì la rimembranza, quel sentimento che tocca le persone affezionate ai morti che toglie la voglia di vivere, unica soluzione lasciare i posti che le ricordavano le due persone a lei più care. Adriana ricordò che sua madre in passato le aveva accennato di parenti residenti nella capitale, ricordava anche il loro nome ma come avrebbero presa la sua intrusione. Dal centralino telefonico ebbe la notizia della via dove abitavano e del loro numero telefonico : “Pronto sono Adriana Capogrossi, sono una lontana parente, parlo con Drusilla Fulgenzi?” “Cara Adriana mia nonna è morta un mese addietro, io sono la nipote Giada Bernabei, se posso esserti utile.” “Io abito ad Aosta, di recente sono morti miei due parenti gli unici che avevo al mondo, per un periodo vorrei lasciare questi posti, se possibile e se non ti creo troppi problemi vorrei stabilirmi a Roma per un breve periodo.” “Sarai la benvenuta, fammi sapere il giorno e con mezzo verrai.” Dopo una settimana: “Cara sono sempre Adriana, giungerò a Roma Fiumicino in aereo alle undici di dopodomani, prenderò un tassì per venire a casa tua, se non mi hanno informato male abiti in via Gioacchino Rossini 69.” “Niente taxi, ti verrò a prendere con la mia auto, per farmi riconoscere metterò in testa un cappello rosso, a presto.” Aereo puntuale alle undici, recupero dei bagagli sul nastro della rotativa dell’aeroporto e poi accompagnata da una facchino Adriana rintracciò facilmente Giada. “Sei uno splendore, dov’è la tua auto?” “Poco lontano ho fatto gli occhi dolci ad un vigile, mi ha lasciato posteggiare in divieto di sosta, quella Jaguar X type rossa è la mia, il rosso è il mio colore preferito.” Giada indossava una minigonna proprio mini e camicetta trasparente senza reggiseno.” Poste nel bagagliaio le valige: “Sei sicura che il vigile si è fatto convincere solo dai tuoi occhi dolci e non dar resto della ‘marchandise’? “Conosci il francese, io sono iscritta all’Università in lingue, mi sono vestita in questo modo perché sinché era viva la nonna non potevo indossare questi abiti, era una puritana e teneva lei i cordoni della borsa, ora è tutto mio e ti assicuro che la vecchia era veramente ricca!” Dopo un’ora a casa di Giada: “Mi sono accorta che non sei abituata al traffico di Roma, l’unico modo di andare velocemente in un posto è usare la metro o, in subordine un tassì, hai la patente?” “Ho la patente ma non l’auto che è rimasta ad Aosta.” “Io conosco molto bene il figlio di un concessionario della Fiat, che ne dici di una Cinquecento?” “Approfitterò della tua ‘profonda conoscenza’ di quel giovane.” A casa dietro la porta d’ingresso c’era una gatta che si strofinò sulle gambe di Giada. “Ti presento Micia, non sapevo come chiamala e così ho scelto il nome più facile, l’ho dovuta far castrare, la prima volta che era andata in calore c’erano dietro la mia porta almeno cinque gatti maschi miagolanti, soprattutto di notte infastidivano i vicini e così…Questa è la stanza degli ospiti, sistemati, se vuoi fatti una doccia e poi il pranzo, sono diventata una buona cuoca per far piacere a mia nonna, spero apprezzerai la cucina romana.” Adriana apprezzò la cucina romana. “Spero di non prenderci troppo gusto altrimenti diventerò una balena!” “Basta un po’ di allenamento…” Alla fine della frase Giada si mise a ridere, il suo dire conteneva un doppio senso, Adriana capì perfettamente che tipo fosse la ragazza, non le dispiacque, con lei sperava di dissipare la sua tristezza. In vena di confidenze ed anche per fare amicizia Giada confidò alla nuova amica di essere fidanzata con Maurizio abitante nel suo stesso palazzo. Maurizio aveva un fratello gemello, Alberto che le aveva fatto uno scherzo di cattivo gusto, indossando i vestiti di Maurizio, un pomeriggio si era presentato a casa sua ed aveva voluto avere dei rapporti sessuali anche anali solo che lui non era Maurizio ma Alberto, questo aveva portato ad un raffreddamento dei rapporti fra i due fratelli che lei cercava di migliorare… Per festeggiare l’arrivo della nuova amica Giada invitò amici ed amiche ad una festa in casa sua, fu in quella occasione che Adriana ebbe modo di conoscere i famigerati gemelli che dall’aspetto pacato e signorile non sembravano quelli descritti da Giada. Musica rock a tutto volume che malgrado gli inviti pressanti di Maurizio e di Alberto non convinsero Adriana ad andare nella pista da ballo. Alberto restò accanto alla nuova giunta, gli era piaciuta sin dal primo momento e per sfatare la cattiva impressione che sicuramente gli aveva fatto fare Giada raccontò la sua versione dei fatti. Giada era una forza della natura, quando desiderava una cosa la otteneva a tutti i costi, era stata lei che aveva voluto ‘assaggiare’ le prestazioni sessuali di ambedue i gemelli ma aveva preferito fare la parte della vittima, era un’attrice nata. Ascoltò la verità di Alberto e gli prese una mano guardandolo negli occhi, era una chiara mossa di avvicinamento che lei stessa non riuscì a spiegarsi. Finita la festa Adriana ritornò alla realtà, aveva quattro anni di età più di Alberto e non aveva voglia di farsi un toy boy anche se era molto di moda. Nei giorni successivi cercò di evitare di incontrarlo sin quando Alberto: “Mi sono domandato il motivo del tuo distacco, ognuno di noi talvolta può commettere degli errori, in questo caso ti chiedo scusa…” “Nessun errore, sono più grande di età in quanto ad età, non intendo…” “Non c’è problema, ho un amico all’anagrafe che cambierà la mia data di nascita nei documenti…” “Apprezzo il tuo spirito umoristico ma la situazione non cambia.” L’immaginazione non faceva difetto ad Alberto che preso un sacco a pelo a casa sua verso le venti tré quando Adriana era a letto si sdraiò dinanzi alla porta della camera della ragazza, il ‘materasso’ era un po’ duro ma la trovata ebbe il suo effetto quando Adriana la mattina aprendo la porta della sua stanza da letto inciampò nel sacco a pelo e nel suo contenuto. “Tu sei pazzo, Giada…” “Che diavolo state combinando, non ci capisco più nulla e pensare che credevo di essere io la sballata di famiglia, andate tutti e due nella camera da letto di Adriana così Alberto potrà riposarsi sul morbido…” Una risata seguì le sue parole, anche questa volta c’era stato un doppio senso nella frase. La goccia scava la roccia e la goccia fu quella trovata di Alberto, Adriana capì quello del giovane non era un capriccio passeggero, lo abbracciò e… L’aeroporto di Aosta ‘Corrado Gex’ vide l’arrivo della coppia, in attesa c’erano Anne e Favignac precedentemente avvisati che fecero loro una gran festa, finalmente a casa!