Ai confini tra libertà e inganno

Ogni tanto la mia amata Calzetta si estranea talmente nei suoi pensieri che si perde. Gira nel corridoio e le faccio le feste girandole intorno come un indiano. E lei?
‐Hai ragione Nano, adesso ti do la lattughina, quella rossa che divori come un maialino.
E apre il frigo, mentre io, per ringraziarla vado subito nella cassetta a fare i miei bisognini, per farle vedere che sono bravo e seguo i suoi consigli:
‐Nano!‐mi saltò fuori qualche giorno fa quando emozionato, preso dall’immensità di spazio che aveva predisposto in casa appositamente per me, lanciavo ovunque palline, a rubinetto posteriore aperto.
‐Nano, vieni, devo chiarirti un concetto importante, altrimenti di strada con me ne farai ben poca! – continuò con dolce severità – La libertà non consiste nel deporre le proprie cacchette a caso, dove capita e come va, va! No, Nano, la libertà sta nella scelta! E ovviamente, dev’essere una scelta che non vada a calpestare il diritto degli altri, ironia della sorte, calpestando le tue adorabili biglie marroni che si confondono col pavimento, quel diritto di poter camminare senza dover giocare a calcio con le tue mille e una palline minuscole o sporcare le mie calzette, tanto per intenderci... La scelta, Nano, la scelta, sentiti libero di scegliere, ce la puoi fare!
E passò un giorno e poi un altro, e non riuscivo proprio a capire! E lei continuava a ripetere lo stesso discorso una e più volte fino alla nausea, mentre io continuavo a cercare qualche punto di fregugia secca in ogni angolo dove poter deporre.
Fortuna vuole, che la mia dispettosa sorella felina mi lanciasse il suo cuscino in una delle nostre rincorse al bacio. Presto detto, presto fatto, in un men che non si dica feci strage sopra il cuscino. E finalmente, quella svampita di Calzetta, si accorse che se non mi metteva la cassettina, di scelte ne avevo ben poche...
Comunque, per continuare il discorso iniziale, faccio i miei bisognini bello contento e mi faccio una corsetta allegra verso la mia ciotola. E cosa mi ritrovo al posto del radicchio? La lattuga verde, ovvio!
Non mi arrendo, l’amo da morire la mia Calzetta. Lo so, è un po’ lunatica, forse un po’ tanto, ma non potrei vivere senza le sue carezze mentre mi canta all’orecchio o mi racconta le sue favole, mi fa proprio andare in estasi Naniana. Allora provo a spargere freguge ovunque sul pavimento, in un modo o in un altro la devo far scendere dalle stelle. E lei?
‐Oh, Nano! Scusami, stamattina sono proprio distratta, ho dimenticato di pulirti il pavimento... ‐ e, quasi fosse in stato ipnotico, prende la scopa, gli stracci, pulisce, e poi? E poi continua a vagare da ebete.
‐Ora basta! ‐ le urlo col pensiero. Ma è come se l’avesse detto al vento. Pensa, pensa e ripensa, arrivo alla conclusione che l’unico sistema è scoprire la causa, capire cosa si è annidato in quel cervellino inquieto. Così apro le antenne, il mio radar e mi metto furtivamente nella sua frequenza d’onda...
Oddio! Ce l’ha con gli uccelli! Beh, che nella sua vita ne son passati tanti che l’hanno graffiata e beccata ferendola gravemente, ma ora non esageriamo, non credo sia un complesso freudiano. Provo ad amplificare immagine e frequenza: sta proprio pensando con disgusto a degli uccelli veri! Ai rapaci, in particolare al gufo reale e alla civetta delle nevi, per il semplice fatto che sono rapaci. Ai corvi perché all’occasione sono mangia‐carogne e al ragno blu, la più velenosa delle tarantole che esista. E continua a pensare ossessivamente a come fare per renderli innocui senza dover passare a misure drastiche.
Ma ora mi chiedo e dico, che male possono averle fatto quelle creature? Si sbaglia, si sbaglia! Ecco perché non trova risposta né soluzione alle sue domande e ai suoi perché! Ora gliela racconto io una favola! Accendo la radio...
‐Nano Fregugia a Calzetta Solitaria! Nano Fregugia a Calzetta Solitaria! Passo e chiudo.
‐Calzetta Solitaria a Nano Fregugia, non è il momento di dirmi che mi ami, ho delle questioni importanti da risolvere. Passo.
‐Nano Fregugia a Calzetta Solitaria, ti ho mai raccontato che quando ero piccolo conobbi casualmente una tarantola blu? Passo.
‐Cosa, una tarantola blu?!
‐(Ecco che ho catturato la sua attenzione, evviva!) Si, il padroncino di mia mamma ne aveva una, era bellissima e pelosa e lui l’accarezzava sempre, come spesso fai tu con me. Le voleva tanto bene perché teneva pulita casa e cortile da ogni insetto molesto. E una mattina, incuriosito, come tutti i cuccioli, volli conoscerla e giocare con lei da vicino.
‐Mah, Nano, è pericolosissima, il suo veleno è mortale!
‐Sì, lo sapevo, mamma mi aveva avvertito dei pericoli, e oltre al ragno, mi disse di stare alla larga dai rapaci e dai corvi. Ma vedi? Scoprì che si sbagliava...
‐Non si sbagliava affatto, sei stato un incosciente...!
‐Come mai, allora, sono ancora vivo?
‐E che ne so? Avrai avuto più di un angelo custode...Comunque racconta, racconta.
‐La mamma aveva scavato un tunnel di fuga in caso di emergenza, metti un incendio, un allagamento. Lo nascondeva ben bene tra la paglia, ma fin da piccolo nulla mi sfuggiva. Così, approfittando di un riposino di mamma, mi tuffai nel tunnel e con passo cauto mi sospinsi verso la tarantola:
– Se mi avvicino un pochino e ti faccio una carezzina in quel tuo manto vellutato mi friggi col tuo veleno come mi ha detto mamma? ‐ le chiesi timidamente.
‐E perché dovrei? Sei una minaccia? Potrei nutrirmi con le tue tenere carni? Perché mai dovrei sprecare il mio veleno inutilmente? Soltanto quando è utile lo uso...
‐Allora posso? Sicura? Posso fidarmi?
‐Certamente, anzi, non disdegno le coccole, proprio perché mi tengono sempre in disparte, hanno tutti paura di me – e pian pianino, un bacino dopo l’altro la leccai amorevolmente. E volle fare altrettanto per me, per ringraziarmi.
‐Allora, forse non è vero che i rapaci e i corvi sono pericolosi come mi è stato raccontato – le chiese mentre teneramente mi faceva il solletico nella schiena con le sue zampette.
‐Beh, vale la stessa filosofia di vita pratica. Voglio dire, l’istinto di sopravvivenza è quel che è, ma loro almeno sono leali.
‐Leali? Cosa significa? ‐ chiesi con sgomento.
‐Significa che nella vita si fanno da sé, senza approfittarsene degli altri e chiarendo subito ogni cosa, rispettando sé stessi e il loro intorno nel bene e nel male. Significa non illudersi né illudere. Significa non trarre profitto dai mali altrui. Significa mantenere le promesse. Significa difendere a costo della propria vita quel che ti è più caro. Significa costruire senza distruggere. Significa amare incondizionatamente.
‐Perché dici così? Se questi esseri sono leali, significa che c’è chi non lo è, o mi sbaglio?
‐No, non ti sbagli affatto, caro Nanetto! Lo sai, sei molto perspicace.
‐Allora, da chi mi devo difendere?
‐Bella domanda...Io ho viaggiato molto per il mondo prima di trovare pace in questa serena e accogliente fattoria. E in questo mio vagabondare di volatili ne ho conosciuti per così.
‐Davvero??? Racconta, racconta...
‐Rimasi sorpresa dai nidi del tessitore mascherato. Imponenti. Costruivano delle colonie. Improvvisamente, una copia di uccellini sorridenti si presentarono giocherellando e distraendo le femmine mentre deponevano le uova. E ci fu una grande festa alla loro partenza, anche se non avevano minimamente piegato la schiena per raccogliere un misero ramoscello per la costruzione dei nidi – Tornate presto amici! ‐ esclamavano i tessitori. E da lontano, qualcuno sentì un “cu‐cù”. E da quegli imponenti nidi non nacque neppure un tessitore.
E strada facendo, vidi altri amorevoli volatili, la cinciallegra, il picchio muratore, il cardellino, il diamante mandarino, che costruivano il nido e deponevano tre quattro uova per covarne e nutrire poi solo che uno che all’improvviso prendeva il volo col suo “cu‐cù”...


‐Nano Fregugia a Calzetta Solitaria, sei sempre in ascolto? Fidati dei ragni! E piuttosto diventa una rapace...poi ti metti d’accordo col corvo per pulire il terreno dalle carogne! Voglio vedere qual’è il cuculo che ha il coraggio de deporre furtivamente un suo uovo nel nido di un gufo reale o di una civetta delle nevi?!
‐Nano, amore mio, dimmi che domani non mi saluterai con un “cu‐cù”! Ricordati che la libertà non sta nel caso, ma nella scelta...
‐Ecco, la Calzetta si è svegliata! Ma quanto rompe! Ma quanto l’amo!