Albero Seduto
Camminavo quel dì lungo il mio fiume preferito, che in realtà qui è meno d'un torrente e si chiama Igna, al solito vagando per distrarmi e fantasticare, con la scusa di fare correre il cane e stavo transitando per il podere del buon Maurizio quand'ho notato aveva segato degli alberi. Acacie per lo più. Di circa cinquant'anni ed i tronchi lunghi ed i rami grossi stavano stesi a terra e c'era molta segatura sparsa per l'erba. Chiara e spugnosa e degli alberi tagliati insomma rimaneva dritto unicamente lo spezzone, alto venti o trenta centimetri, rimasto piantato assieme alle radici. Che facevano codesti spezzoni effetto sedia. Essendo appunto sui trenta centimetri alti da terra e piatti e rotondi ancora sui trenta centimetri di diametro e. E s'uno c'era seduto un tipo. Un signore di mezza età piuttosto irsuto di viso ed assai bucolico di vestiario, ma dall'aspetto bonario e simpatico. Buon giorno. Lo sa che pensavo anch'io di sedermi come lei? Sono proprio invitanti tali sedili questi ex alberi. E puliti e scommetto pure comodi. ‐A. A dirle la verità io mi sono seduto qua per disperazione. Che non so più dove andare ed a casa, come vede, non posso rientrare‐. Urca. Volevo dire che non l'avevo mai vista da queste parti. S'è perso? Ha bisogno l'accompagno da qualcuno? O che chiamiamo i suoi famigliari? ‐No. No. Io non ho agganci nella sua realtà. Io. Io non so come dirglielo. Io abitavo dentro quest'albero. Cioè. Cioè io sono l'albero. Quella caduta e questo mozzicone rimasto ritto erano la mia casa, il che vale a dire l'equivalente di per lei il corpo e. E lo so che non mi crederà. Che voi uomini non sapete nulla del regno vegetale e. E noi ci guardiamo bene dal rivelarvi qualcosa‐. Urca be' sì. In effetti non è tanto credibile la sua storia, bensì se mi da altri elementi proverò a starci dentro. ‐Ah ecco l'uomo. E va bene allora. Mi tocchi e sentirà che non sono di materia solida, che mi trapasserà e non percepirà nulla al tatto e poi guardi. Per il suo cane non esisto e manco per quelle persone laggiù. Che mi vede solo lei. Che m'ha sorpreso in un momento d'abbandono e mi sono lasciato vedere apposta. Tanto oramai per me è finita‐. Tutto vero cavolo quel che dice. Non la percepisco se non d'occhi ed orecchie ed al cane non da neanche un odore e. E non può rientrare e ripararsi nel pezzo rimasto o trovare un'altra casa? ‐In quello rimasto in piedi no, che il sistema vegetale è stagno e sigilla immediatamente gli accessi non desiderati e sì, nuova casa sì, ma non è così semplice. Che ci vogliono tempo e "fortuna" ed intanto qui fuori rischio di morire. Che l'aria aperta mi debilita fuori controllo ed il vento libero mi fa volare e sbattere o ruzzolare dovunque‐. E. E se nel frattempo non individua un corpo nuovo, l'ospito io? ‐Non posso entrare dentro di lei. C'è il sangue e non lega proprio con la linfa‐. E. Ed in panda? ‐Cos'è panda?‐. La mia macchina. La guardi là. 31 anni portati con splendore. Dentro sarebbe riparato. Comodo ed avrebbe tanta privacy. Che io ed il cane la usiamo poco. ‐Eh vabbè. Direi di sì. Ci sta. Anzi no ci sto. Grazie‐. E comunque in prospettiva sarà ovviamente una situazione temporanea, mentre invece una volta arrivati a casa mi dice cosa le serve. ‐Oh solo un po' d'acqua. Che io mangio prevalentemente aria per il corpo e profumo di sali minerali per me e ne ho una bella scorta nello stomaco e qui fuori pur se in quantità minima ne trovo ovunque‐. Perfetto! Allora d'accordo. Si sistemi dove vuole in giro per i sedili. Se ha freddo si prenda il plaid ed intanto per stasera tutti tranquilli. Che domani ci aggiorniamo ed andando al lavoro parliamo un po'. Buonanotte. ‐Buonanotte anche a lei e gentilissimo e grazie. Grazie ancora, che mi salva la vita‐. Buon giorno! Pensavo di non trovarla più. Lei è una di quelle cose che non sai come hai fatto a sognartele. Va meglio? ‐E dove vuole che vada? L'aria proprio non è il mio ambiente naturale, quello è il legno e mi ci trovo bene tale lei nell'acqua e dunque di tanto in tanto e senza esagerare e sì comunque un minimo meglio ottimista d'ieri mi sento‐. E va bene e quindi andiamo verso il lavoro sereni, che intanto mi racconta un po' di come vivono gli alberi. ‐Eh gliel'ho già detto e fatto vedere e. E non dovrei farlo, comunque riassumendo diciamo quello che lei chiama l'albero è la nostra casa e ne abbiamo una a testa e ne siamo gelosi e ci teniamo ad abitarci stabilmente da soli ed occasionalmente in compagnia. Che ci viviamo serafici e che lì siamo sviluppati e cresciuti ed invecchieremo e moriremo‐. E rimanete lì dentro sempre a guardare fuori per le crepe ed i nodi di tronchi o cortecce? ‐Ma certo che no. Anzi noi in età buona viaggiamo parecchio e non siamo quasi mai in casa‐. Eh, anche qui fatico a crederle‐. ‐Oh vero. Dimenticavo voi proprio l'immaginazione l'usate inversa ed a u e basta. Abbiamo la metropolitana e. E da molto prima di voi‐. Eh, ci risiamo con gli enigmi alla clorofilla? ‐Calma, calma. Le radici. Le nostre radici, oltre ad espletare altre funzioni, sono in realtà anche dei resistenti tubi cavi nel centro e codesti tubi crescendo si cercano e si saldano per collegare fra loro ogni albero ed ogni pianta ed ogni arbusto ed ogni erba, alga o muschio e così formano una rete; con una o diverse stazioni per casa, in cui noi possiamo tranquilli ed al caso velocissimi deambulare, pari trenino, senza scontrarci, data la nostra massa inesistente, praticamente per il mondo intero traversando mari e monti e. E perfino deserti. Che ognuno di noi è capace, se non trova nei pressi un collegamento rapido, d'allungare radici per chilometri e chilometri. Che da soli si soffre e che sa la nostra vita sociale è sociale non solamente riguardo l'aspetto economico e pertanto combatterebbe pure contro le rocce di ferro e piombo pur di saldare il suo svincolo alle linee esistenti e non venirne escluso. Prenda me. Ero in Giappone a casa d'una acacina niente male, incontrata alla stazione di servizio, quando il sambuco dei suoi pressi m'ha avvisato la motosega aveva incominciato ad azzannarmi casa e non potendo intervenire ho continuato soavemente con lei e dopo sono tornato per verificare i danni e. Ed adesso non ho nulla e siamo incinti virtualmente ma molto seriamente e lei dunque a suo tempo, tale insieme ripromesso solennemente e deciso, farà dei fiori ovuli, ai quali io avrei dovuto spedire i relativi granelli di polline sperma reale e. E la nostra storia d'amore avrebbe avuto continuità in dei semi mezzi samurai e mezzi magnagatti e. E vatte la pesca‐. Stupefacente. Non ho capito tutto fino in fondo, però lo stesso robe da non credere mi narra se permette e. E come cavolo mai avrebbe spedito il polline, che d'altronde comprendo non poteva avere con sé in testicolo in quanto lei immateriale? ‐Banale. Oltre che per insetto o animale: che loro nelle vicinanze strette un favore lo fanno sempre, la flora terrestre spedisce con i venti e quella acquatica attraverso le correnti. Che voi credete costoro siano di tutto o di più a casaccio ed invece, oltre ai fatti loro, sono il nostro sistema postale; al quale peraltro, come detto prima, non possiamo esporci direttamente pena il venire travolti e depositati chissà quando e dove. Che di persona non abbiamo destinazione ed affrancatura ed il postino non può sapere dove mollarci. Che da me, ad esempio, passava il maestrale a ritirare i granelli che volevo e dovevo spedire, naturalmente costoro invece muniti di francobollo ed indirizzo particolareggiato ed in seguito lui, a seconda della distanza da coprire, li passava al refolo, alla bora o al ghibli o al vento di dovere e loro consegnavano in ogni luogo e continente e con precisione assoluta mentre. Mentre invece era il libeccio che mi riempiva la cassetta della posta‐. E cioè, che incomincio a capire, il vostro apparato riproduttivo non funziona, pari pontifichiamo noi, che spargete il polline a caso e speriamo bene? ‐Manco per i cavoli. Tutto mirato e numerato che. Che singolarmente mica siamo bisessuali tale alla sempliciotta avete deciso sempre voi, bensì da nati uomo o da nati donna noi indifferentemente possiamo scegliere se diventare genitore padre o genitore madre‐. E. E come fate ad avere bisogno di quantità cosi talmente esagerate di granelli di polline e fiori che ricevono? Che se ho collegato bene ognuno di loro corrisponde ad un coito completo senza rete e manco uno va sprecato o viene prodotto in mancanza di prenotazione? ‐Eh, noi abbiamo una vita sessuale piuttosto vivace. Che ripeto funziona però in differita. Che incontriamo ed amiamo per coppie ad esempio adesso in autunno, ma lo sperma materiale lo produciamo in un secondo tempo e cioè in primavera e da soli e nel mentre di per cui ci scambiamo quello morale e spirituale e creda si gode il doppio nonostante sia roba eterea. E detto questo, riguardo alla sua domanda, deve perciò tenere presente che durante un anno lavoriamo per un mese, appunto a produrre fiori o polline arretrati e. E nei rimanenti undici: di ferie, siamo capaci di numerosissime avventure, comunque d'amore vero ed intenso, ad alta intensità di prestazione e si rimane incinta o feconda in continuazione e si prende nota dell'indirizzo e. E praticamente con ogni copula succedono concepimenti gemellari multipli, dei quali naturalmente sappiamo esattamente il numero in diretta e giù note e non usiamo anticoncezionali e non siamo per niente gelosi e ne abbiamo in ogni dove e come voglia e procreano senza problemi anche le nostre coppie gay e. E si fa presto a vedere nuvole di polline e cavalloni di fiori. Si fa presto‐. Urca, confermo tutto assolutamente stupefacente e non poco, però sono arrivato e devo timbrare in orario. Ci vediamo fra nove ore. A più tardi. E. Ed uff uff rieccomi qua. Stanco ma vittorioso, che avrebbero voluto mi stancassi il doppio, come andiamo? Oh cavolo. Siete sparito o giocate a nascondino? E. E cos'è questa grande foglia sul cruscotto? Uhm, un messaggio: salve uomo bravo. Dispiace avere dovuto lasciarla all'improvviso, ma l'occasione fa pure l'albero ladro e parlando con la betulla d'aiuola, qui nel parcheggio, sono venuto a sapere un'acacia imprudente e sfortunata, dell'Appennino ieri notte ha voluto esagerare e durante una festa, probabilmente un po' troppo fatta con resina di papavero orientale, è uscita in veranda per cantarle alla quercia, che lamentava del baccano, giusto mentre cadeva un fulmine e c'è rimasta; che se il dardo dal cielo colpiva invece direttamente la casa a lei non le sarebbe successo nulla: chiaramente e codesta casa pertanto, nonostante un minimo danneggiata, adesso è libera e. E la betulla molto gentilmente m'apre un porta da cui rientrare nel nostro sistema e mi ci precipito prima che arrivi un altro. Che sa; ogni santo giorno migliaia e migliaia di noi rimangono senza dimora causa medesimo mio motivo e non è bella, né agevole, una vita da sterili privati di chioma e fronde per stazioni metropolitane e dormitori e mense pubbliche o letti passeggeri e dunque tutti cercano nuova dimora e bisogna agire d'anticipo e. E spero capirà e. E comunque ancora grazie mille e mille volte mio uomo bravo di fiume che in realtà qui è meno d'un torrente e si chiama Igna. Mille. E mille. E. E mille volte a. Ancora.