Alberto...Alberto!

Alberto M., quarantenne, Maresciallo  Maggiore Aiutante della Guardia di Finanza, aveva un po’ tutto in doppia copia: il nome innanzi tutto dovuto al fatto che la mamma, quando da piccolo si esibiva in qualche monelleria, lo richiamava con ‘Alberto… Alberto!’ e poi aveva in Finanza due incarichi: capo sezione operativa e capo laboratorio fotografico; due pistole: una quella d’ordinanza ed una, Smith e Wesson cal.38, sua personale e, per ultimo due medaglie di prestigio: la Medaglia d’oro al Merito di Lungo Comando e la Medaglia Mauriziana ambita da molti ma in possesso di pochi. Mettici un:’aitante e distinto’ come da note caratteristiche, un metro e 80 di altezza, barba e pizzo, insomma un belloccio che Anna, un metro e sessantacinque, deliziosa, furbacchiona se l’era sposato in seconda istanza in quanto Alberto aveva ritenuto di scaricare la prima moglie dal carattere mefistofelico.
Alberto Alberto abitava e abita a Messina in via Consolare Pompea nel complesso ‘Madonnina dello Stretto’, sei edifici ciascuno di dodici appartamenti che aveva preso nome da una Madonna posta all’ingresso  dove molte fresche spose posavano il loro bouquet di fiori nella speranza di boh… Alberto da buon ateo non ne immaginava proprio il motivo.
Il maresciallo, romano purosangue,  era stata sbalzato in Sicilia dal Lido di Ostia dopo aver indossato i gradi di vicebrigadiere, prima nelle isole Eolie, poi a Milazzo, sede della prima moglie e poi a Messina dove guarda caso, aveva incontrato un paesano portiere del complesso dove abitava.
“Nando chi cacchio ti ha portato a Messina?”
“Maresciallo non ci crederà ma è stata una minchiata”
“Nel senso di una fesseria?”
“No un colpo di minchia: in villeggiatura a Messina ho conosciuta Carmela e l’ho messa incinta. Il padre, uno con la faccia tagliata, mi ha convito a sposarla ed ora son qua.”
“Va bene Nando facciamo squadra fra noi romani e raccontami tutto del condominio.”
“Marescià ci vorrebbero giorni, piano piano ti renderò edotto, posso darti del tu?”
“Ma certamente, ogni tanto vieni a casa mia, ho buoni vini: un Lambrusco di Sorbara e un Verdicchio dei Castelli di Jesi, ciao.”
Allora parliamo della moglie di Alberto la deliziosa Anna: anni 23, bruna con meches rossicce, occhi verdi bellissimi, bocca da p…..ra, seno piccolo ma molto sensibile come pure la … gatta bruna. La piccola era molto gelosa ma, intelligentemente non lo dava a vedere.
I coniugi M. abitavano all’ultimo piano della prima palazzina, dirimpettaia una biondona che più biondona non si può: Denise Eva Carin anni 28, un metro e75 di altezza, vita stretta, piccolo seno, lunghe gambe,  modella free lance, insomma ogni tanto veniva chiamata per sfilare ma non girava il mondo anche per poter crescere  il piccolo Daniel dal padre sconosciuto o meglio avuto con la inseminazione artificiale in Svezia poiché Denise non voleva avere accanto l’ingombro di un marito (parole sue).
Anna e Denise avevano fatto amicizia, ogni tanto il piccolo Daniel di anni due sgambettava nell’appartamento di Alberto quando non c’era la baby sitter e la mamma era in giro a sfilare.
“Marescià però c’iai nà bella vicina!”
“Io c’iavrò pure una bella vicina ma c’iò pure una moglie dalle lunghe unghie.”
“Tu sei alto e potresti arrivarci, a me ci vorrebbe una scaletta, sino uno e sessanta!”
“Nando non si tratta di altezza lì non ci arriva nessuno dei due, capì!”
Invece Alberto ci aveva messo gli occhi, una volta pensando a lei si era pure masturbato, ogni volta che la incontrava gli aumentava di molto la pressione, in presenza di Anna mostrava indifferenza totale, troppa indifferenza che la piccola mignotta maligna non aveva tardato a notare.
“Inutile che fai quella faccia, ti conosco mascherina!”
Una volta, su richiesta della bella vicina, erano andati tutti e quattro ai giardinetti vicino casa loro per fare delle foto, passando dinanzi alla portineria, Nando con un sorriso:
“Buona passeggiata signori!”
Denise: “Cosa voleva dire il portiere?”
Alberto: “Quello che ha detto, buona passeggiata.”
Alberto aveva dato il meglio di sé (come fotografo). Quando riprendeva  Denise cercava per lei pose seducenti, sensuali, con la camicetta sbottonata che lasciava intravedere…la baby era pure in minigonna!
“Faresti una fortuna come fotografo delle dive, vorrei controllare il tuo slip!”
“Non sono stato io a propormi, la prossima volta dirò di no così non rompi!”
“Non fare l’offeso tanto non c’è niente da fare, Denise non ama i piselli!”
“Ecco il perché dell’inseminazione artificiale, quanta bella merce sprecata!”
“Chiamare merce una donna! Sei un maschilista, in ogni caso sprecata per chi, non per te!”
Alberto era rimasto deluso, non che pensasse di poter…ma adesso che sapeva che Denise era lesbica… forse avrebbe voluto averne due anche di…
Il bel maresciallo non lo sapeva ma il destino stava girando a suo favore.
Una sera verso le ventitré era a letto quando Anna lo abbracciò, stava piangendo.
Non era il momento di chiedere spiegazioni, rimasero abbracciati a lungo finchè Morfeo li prese entrambi.
Dell’episodio non se ne accennò per molto tempo quando una sera, dopo mangiato:
“Vado a trovare Denise…voglio dirti quello che è successo con lei la volta passata: eravamo sul divano quando abbiamo cominciato a scherzare chi avesse il seno più piccolo, ci siamo denudate e Denise ha preso a baciare il mio seno dolcemente, tanto dolcemente da riuscire a farmi godere, non mi era mai successo con te poi  mi ha sfilato gli slip e mi ha baciato a lungo la gatta, non so quante volte ho goduto, avevo gli occhi chiusi e non sono riuscita a ribellarmi ecco il perché delle mie lacrime quando sono venuta a letto, adesso sai tutto ma io ti amo sempre, tantissimo, quello è stato solo un episodio.”
Alberto era fra lo sbalordito ed il dolcemente sorpreso, malignamente pensò ad un trio ma si guardò bene dal manifestare qualsiasi espressione, strinse solo al petto Anna e la baciò a lungo.
Denise, Anna e Alberto si evitavano, fecevano in modo di non incontrarsi anche se il maritone pensava che certe situazioni vanno affrontate, inutile nascondere una verità anche se scomoda ma Anna non era dello stesso parere.
I coniugi M. pensarono bene per un periodo di rifugiarsi a Jesi ridente cittadina in provincia di Ancona presso la cugina Letizia, che poi hanno di ridente certe località Alberto se l’era spesso domandato senza giungere ad ottenere alcuna risposta valida.
A Jesi Alberto era vissuto con i genitori ed aveva studiato presso il liceo classico. Cercò di riallacciare una relazione con qualche compagno di scuola ma con scarsi risultati, ognuno  aveva famiglia, erano finiti i tempi della goliardia e così prese a girare in Jaguar nei paesi vicini, in particolare a Cingoli in provincia di Macerata dove aveva vissuto,in tempo di guerra.
L’acquisto della Jaguar gli aveva procurato qualche problema presso il suo comando. Un maresciallo che spende 39.000 €. per una macchina di lusso qualche spiegazione doveva pur darla, in considerazione anche del fatto che cinque suoi colleghi erano finiti a Gazzi (carcere di Messina) per concussione.
La questione fu risolta presentando la documentazione da cui risultava la vendita di una villa di sua zia Giovanna deceduta di recente.
I coniugi Notari, cognome del marito di Letizia, erano dei buongustai e quindi il quartetto passava la maggior parte del tempo o all’acquisto di cibarie (i cappelletti una specialità favolosa) o in qualche ristorante alla moda anche sulla costa adriatica.
Dopo quindici giorni Alberto e Anna si guardarono in faccia e, all’unisono decisero che era giunta l’ora di levare le tende con grande dispiacere dei cugini ma il richiamo di casa si era fatto sempre più forte, addio dunque a Jesi in una giornata piovosa.
La pioggia li accompagnò sino a Villa S.Giovanni sul traghetto per Messina.
All’ingresso incocciarono Nando:
“Novità?”
“Sai quella signorina svedese con un figlio che abita allo stesso tuo piano, è stata ricoverata nella clinica S. Rita, non si sa bene cosa abbia, è giunto anche un suo parente dalla Svezia.”
Il gelo era sceso fra Alberto e Anna senza una particolare motivazione, forse quell’episodio fra le due donne aveva lasciato il segno su Denise ma era solo un’ipotesi, una spiacevole ipotesi.
Il giorno successivo Alberto sentì l’ascensore arrivare al suo piano, di corsa aprì la porta di casa e incontrò un signore alto, biondo di mezza età sicuramente un parente di Denise.
“Sono Alberto M., io e mia moglie siamo amici di Denise, vorremmo sapere qualche notizia sul suo conto.”
Il signore si presentò in uno stentato italiano:
“Fabian Milton, zio Denise, mia nipote ricoverata da settimana, molto dimagrita, medici non sanno cosa ha. Chiede sempre di una Anna.”
“È mia moglie, sono amiche, andremo a trovarla.”
Situazione complicata, difficile prendere una decisione, quel chiedere sempre di Anna poneva dei problemi…
“Che ne pensi, è il caso di andarla a trovare, chiede sempre di te, che pensi voglia dire.”
“Hai la sensibilità di un mammalucco, sei come tutti gli uomini che pensano alle femminucce solo come trastulli, hai mai sentito parlare di sentimenti, anche gli omosessuali si innamorano, sei proprio un imbecille!”
Dopo essersi preso dell’imbecille, il buon Alberto per distendersi mise nel giradischi dei CD rilassanti con rumori di bosco, di uccellini, delle onde del  mare, di solito funzionava ma non questa volta, mal di testa, confusione totale, maledizione…
Il giorno dopo era spuntato il sole, i due coniugi, più rilassarti, con la 500 di Anna raggiunsero la clinica, aspettarono un’ora, non era orario di visite.
La vista di Denise fu un pugno nello stomaco per Alberto e per Anna: dimagrita, colore del viso terreo, occhi chiusi dopo aver notato la loro presenza, un’infermiera:
“Non la fate stancare, è molto debole.”
Fu  Anna a rompere il silenzio, prese una mano di Denise cercando di metterla sullo scherzo:
“Ti abbiamo lasciato per qualche giorno e ci fai questi scherzi, sai che di dico, vestiti e vieni con noi, abbiano portato da Jesi dei cappelletti da fare in brodo di cappone, vecchio rimedio della nonna, quello che ci vuole per farti star bene, veloce, alzati e abbracciami, lo sai che ti voglio bene, dai…”
Le parole di Anna fecero un effetto immediato, Denise aprì gli occhi, parve rinfrancata tanto da riprendere un po’ di colorito in viso, si mise seduta sul letto, aveva bisogno di aiuto ma fece capire che voleva andare a casa.
E così fu. All’arrivo furono salutati da un Nando cerimonioso:
“Evviva!”
A casa di Denise a far compagnia al piccolo Daniel c’era una baby sitter, lo zio Fabian era a far la spesa.
“Per festeggiare un pranzo come promesso con cibi jesini e del Lambrusco che mette sempre allergia.” Alberto faceva il giovialone.
“Fatto piccolo miracolo, grazie.” Lo zio era felice, non sapeva cosa fosse successo ma l’importante era il risultato.
“Mia cara, vai a letto col piccolo Daniel che ha bisogno del calore della sua mamma, ti verrò a trovare, promesso.”
Come finisce questa storia? A favore di quel simpaticone di Alberto che si trovò all’interno di un trio senza aver fatto nulla per meritarselo se non il fatto di essere al centro delle voglie di due signore le quali, dopo un ‘consiglio di guerra’, decisero per una sua ammissione ai loro giochi erotici.
Il tutto iniziò con la messa a dormire del piccolo Daniel e con una cena a base di cibi afrodisiaci, ammesso che ce ne fosse bisogno!
Durante il mangiare un silenzio ‘condito’ con sorrisi che preludevano ad un da un abat jour dalla luce azzurrina.
Anche Anna si era tolta i vestiti, Alberto guardava un po’ istupidito la scena surreale.
“Imbecille ti vuoi spogliare!”
Quell’aggettivo da parte di Anna era del tutto meritato! Anche lui ignudo vide le due signore appassionatamente abbracciate baciarsi in bocca voluttuosamente per poi passare sui seni e sulle ‘gatte’ sicuramente bagnate oltre ogni dire.
Il ‘ciccio’ del giovin signore si era notevolmente ‘inalberato’ e si trovò a penetrare alternativamente nella due ‘chattes’ giungendo quasi subito all’orgasmo ma rimanendo sempre in posizione questa volta molto più a lungo sin quando si trovò a infilarsi un po’ faticosamente in un buchino più piccolo, ma sempre disponibile, quasi sicuramente di Denise che, dopo un po’, gli fece capire che la sua prestazione era alla fine e che doveva ritirarsi in buon ordine per dar modo alle due signore di spassarsela fra di loro.
Anna completamente anche lei innamorata di Denise (pur dichiarando di amare ancora Alberto) spesso la sera si assentava dal tetto coniugale per passare la serata con la voluttuosa svedese; anche Alberto, talvolta, veniva invitato al desco sessuale.
In questa storia chi ci guadagnava era sicuramente il maschietto e anche in questa situazione per lui si presentò la regola del doppione: avere due mogli.
D’altronde qual è il desiderio di ogni uomo? Diciamolo francamente: avere contemporaneamente la disponibilità di due femminucce di cui, possibilmente, una omo.
Forse Nando istintivamente si era accorto di qualcosa perché quando Alberto passava dinanzi alla portineria alzava un braccio e faceva segno con il pollice e indice uniti conditi da un bel sorriso, son of the bitch!