Alberto il poliglotta
Alberto M. diciottenne rIsiedeva a Roma in via Cavour, frequentava il terzo liceo classico dell’Istituto Pilo Albertelli molto rinomato. Il giovane era famoso per le sue burle che metteva in atto nei confronti un po’ di tutti, aveva ereditato tale ‘qualità’ da suo padre Armando maggiore delle Fiamme Gialle. Una mattina che il buon Albertone si sentiva particolarmente in forma ne combinò una delle sue. In un foglio di quaderno scrisse in latino: ‘ Terque quaterque palleggiatoque augello usque ad sanguinem, pilo admisso, omnia mala fugata sunt.’ Che poi tradusse in greco: ‘Treis kai tretrakeis, catalabonton sfairon kai tu ornizu, panta kaka feugusi’. In italiano è uno scongiuro contro la mala sorte. Durante l’intervallo tra una lezione di matematica e quella di lettere, mentre la subentrante professoressa Piera F. parlava con Emiliano V. professore di matematica o meglio era il cotale insegnante che cercava di ‘attacar bottone’ con la dama nel corridoio, fra l’altro con poco successo, Alberto mise lo scritto dentro il cassetto della scrivania della cattedra e ritornò al suo posto sfoggiando la solita faccia angelica di chi in dialetto siculo si dice:’ ’cu non ci cuppa’. La professoressa Piera nell’aprire il cassetto notò e prese a leggere il ‘biglietto’ con una certa sorpresa e si domandò chi potesse essere quel simpaticone…”Mi rivolgo a chi ha vergato (talvolta la professoressa usava un linguaggio aulico) questo biglietto, sicuramente quel cotale non avrà il coraggio di farsi riconoscere, in questo caso tutta la classe subirà una punizione. Alberto “Non voglio che i miei compagni siano puniti in mia vece, sono stato io che ho ‘vergato’ lo scritto.” “Intanto un bravo per la tua sincerità e poi ti invito a venire vicino alla cattedra per essere interrogato e così mi renderò conto della tua preparazione. Parlami di Senofonte (la professoressa era in mala fede in quanto quel personaggio non era stato motivo di spiegazione in una precedente lezione.) Inaspettatamente Alberto: “Senofonte, in greco Xenòphon, storico greco di famiglia aristocratica, fu soprannominato ‘Suda’ (L’ape antica) per la chiarezza delle sue opere tutte giunte sino a noi. Scrisse l’operetta Agesilao per esaltare le virtù di quel suo amico e protettore. Scrisse anche le ‘Anabasi’ in cui ritroviamo l’episodio dei diecimila soldati che, in vista del mare, abbracciandosi in lacrime esultarono dicendo ‘Thalatta, Thalatta’ detto rimasto famoso. Scrisse anche…” Alberto era un alunno fuori dell’ordinario, aveva studiato tutto il programma di quell’anno, questo giustificava la sua preparazione. “Basta così, stavolta la considero una ragazzata.” Alberto pensò bene si informarsi sulle vicende private della professoressa Piera, quale miglior fonte se non la segretaria della scuola. Sara R. bravissima nel suo lavoro ma come donna era un disastro: piuttosto alta, magrissima, un occhio storto come pure il naso per una testata ricevuta da giovane. La cotale era innamorata di Alberto il quale, interrogato ‘ciccio’ per fare un’opera buona nei confronti della cotale ebbe (giustamente)una risposta negativa, era troppo brutta!“Cara Sara mi occorrono delle informazioni sulla professoressa F., che puoi dirmi?” “Perché ti interessa tanto vuoi…” “Niente di quello che tu pensi, solo che mi ha preso di punta e non fa altro che interrogarmi, mó me só scocciato.” “Madame Piera ha trent’anni, è romana, dopo il divorzio del primo marito si è risposata con un inglese tale John W., non ha figli e, se ti interessa, abita in via Marsala 22.” “No questo non mi interessa, volevo solo un’immagine generale, grazie Sara, sei un tesoro.” Bugiardone, la notizia della residenza della professoressa era quella che più interessava Alberto il quale un pomeriggio citofonò al numero 22 della via Cavour; rispose in inglese il capo famiglia: “Hello, who palys at the intercom?” “Sono Alberto M. un alunno di sua moglie.” “Open? Wue area one the Fifth floor.” Alla consorte, “C’è un tuo alunno.” Piera rimase sorpresa ma poi capì chi potesse essere quella faccia tosta di venire a rompere i.c… a casa sua. “Bravo, non so come hai fatto a trovare la mia abitazione, siediti così potrò conoscerti meglio di quanto possibile a scuola.” “La mia è una dote ereditata da mio padre maggiore della Finanza. Non vorrei essere indiscreto ma come fa a colloquiare con suo marito, in inglese?” “John capisce l’italiano ma non lo parla bene.” “Altre informazioni?” “Avrei tante domande ma non vorrei essere invadente, per alcune potrei arrossire.” Grande risata da parte di Piera che attirò l’attenzione di John il quale si presentò nel salotto: “Why are you laughing, is the boy witty?” “Mio marito vuol sapere se sei spiritoso, caro lo è anche troppo!” Rimasti soli Alberto e Piera si guardarono in viso sin quando: “Non mi capita spesso di prendere decisioni sbagliate, ho poche amiche per una cattiva esperienza con una che consideravo tale e che invece ha sparso nei confronti di mio marito dei pettegolezzi infamanti, mio marito non è gay anche se talvolta qualche suo atteggiamento lo può far credere, è dell’Irlanda del nord, di Londonderry, lui insegna inglese per beneficienza a ragazze in un collegio di monache, se lo può permettere, è agiato di famiglia perché suo padre è un bravo agente di borsa e in tanti anni si è arricchito. Ho sposato John dopo un matrimonio burrascoso col mio primo marito, ho cercato di non mollarlo sin quando sono venuta a conoscenza che si drogava, fra l’altro voleva dei figli che io non posso avere; John mi dà serenità anche se sessualmente non è gran che ma come si dice:’niente sesso siamo inglesi’. Ti ho fornito delle informazioni intime, non so di preciso perché l’ho fatto o meglio lo so e questo mi preoccupa.” “Se lo desidera me ne vado, non volevo metterla in crisi.” ”Niente crisi anzi ti invito a cena, devi avvisare i tuoi familiari?” “Mio padre, vedovo, è maggiore della Guardia di Finanza, lavora al Comando Generale e mangia alla loro mensa, ci incontriamo poco. Io mi arrangio con l’aiuto della portiera che fa anche le pulizie di casa, abito in via Merulana.” Piera si esibì in una culinaria tipicamente romana: spaghetti alla carbonara, abbacchio al forno, carciofi alla giudìa supplì al telefono, verdure varie, vino rosso dei Castelli ed un favoloso caffè fatto con una macchinetta e la miscela Illy. John: “Come fatti supplì al telefòno” “John ti son piaciuti? non porti tante domande.” Ti pareva che Alberto non si intromettesse? “Professoressa suo marito si è abituato al nostro caffè, i britannici ingurgitano dei beveroni spaventosi.” “Gli stranieri venendo in Italia pian piano apprezzano i nostri cibi, una volta a Londonderry i genitori di John in mio onore cucinarono degli spaghetti con l’aggiunta nel sugo della marmellata, marmalade in inglese, dovetti mangiarli per non offenderli! John ricordando l’episodio sbottò in una risata, Alberto pensò: “Ridi ridi braciolettone ti sto preparando un piattino! Piera anche se con confusione in testa ma stanca del ‘niente sesso siamo inglesi’ si fece coraggio e quando John andò in balcone a fumare la pipa: “Vorrei vedere casa tua, com’è arredata, dove sporgono i balconi, hai i balconi?” Piera si era impappinata, Alberto prese al balzo la situazione: “Anche se la mia abitazione non è molto lontana prendiamo un tassì oppure usiamo la sua macchina, sotto casa mia c’è un garage. Una Mini verde targata inglese era posteggiata dinanzi l’abitazione, in pochi minuti entrarono nel garage, si avvicinò il garagista e: ”Signora può dirmi quanto resta? Poi vedendo scendere dalla macchina Alberto:”Li mortacci… stavolta te sei buttato sull’estero, complimenti!” Un’occhiataccia di Alberto fece sparire dalla circolazione lo sprovveduto garagista. “Hai una bella casa, chi l’ha arredata?” “Mia madre era un’arredatrice, è morta di cancro quando io avevo dieci anni, mio padre l’ha ereditata da suo padre.” “Ha due camere da letto con letti matrimoniali, sei sposato, fidanzato?” “No mi piace stare comodo, con un letto singolo una volta, nel girarmi, son caduto a terra!” “Dilla tutta è qui che porti le conquiste?” “Permettimi di darti del tu, in fondo non c’è molta differenza di età fra noi due…” “Sei giunto alla scalata finale, ebbene ti posso dire che sei in vetta, contento?” Il ‘ciccio’ di Alberto sempre attento quando c’erano in giro femminucce, alzò la cresta e fece un bozzo sui pantaloni. “Non sono per i complimenti ma devo dirti che tu alla bellezza di una statua greca aggiungi lo stile di una signora di classe, sei una persona da avere vicino per tutta la vita.” “È una proposta di matrimonio?” “Non celiare, sono stato sincero, tu che ne pensi dell’idea di visitare il mio bagno non per la vasca Jacuzzi, che potremo inaugurare un’altra volta ma per un volgare bidet, io ho già provveduto.” All’uscita del bagno senza veli, l’immagine di Piera fece un effetto dirompente sul cervello di Alberto, si precipitò a baciarla, un bacio lungo, profondo, appassionato deliziosamente dolce. Sul letto una battaglia navale, evidentemente Piera era da tempo a stecchetto e poi sicuramente il partner era di suo gradimento. “E mó come ci mettiamo?” “Cara Piera, non mi par vero quello che accaduto, posso ben dire di non aver mai provato sensazioni più profonde forse perché all’atto sessuale si è accompagnato…non ti porre troppi problemi, oggi son di moda i toy boy, ne hanno diritto tutte le donne non solo le attrici!” Un pianto, Piera non si sapeva spiegare la motivazione se di gioia o di paura per il futuro. Dopo essersi ricomposta Piera ed Alberto andarono a ritirare la Mini in garage, stavolta il proprietario non fece commenti anzi fu carino nel non far pagare la signora, aveva capito la lezione. Ritornati a casa di Piera si misero d’accordo nell’andar a trovare John al collegio di monache dove insegnava. Era l’ora di uscita delle scolaresche e Piera posteggiò la Mini all’ingresso aspettando, l’auto del marito che passò loro dinanzi sgommando, era proprio la Rover targata Inghilterra ma alla guida c’era una donna con vicino John. “Presto seguiamoli.” Piera dimostrò di essere un buon manico e raggiunta da lontano la Rover restò ad un centinaio di metri per vedere dove venisse posteggiata. Quando i due scesero dall’auto e si inoltrarono in un portone Piera li seguì lasciando in macchina Alberto ma come rintracciare l’appartamento in cui si erano rifugiati? Piera dimostrò una furbizia tipica delle donne; i piani erano quattro e lei cominciò dal primo: “I’m sister of John, Id like to talk to him.” Fu fortunata, a citofono aperto sentì una voce maschile: “John c’è tua sorella.” Inutile e non compresa era stata una frase di John: “My sister is in Ireland not here!” Nel frattempo era stata aperta la porta d’ingresso dell’appartamento dove un signore di una certa età: “Entri signora John è di là.” John era là ma avrebbe preferito esser molto lontano da quel posto. Bianco in viso, alla vista di Piera stava per svenire, si sedette sul divano con le mani sulla faccia. Vicino a lui una bionda occhi azzurri niente male. Piera ormai sicura di aver fatto bingo rincarò la dose: “Se preferivi una nordica perché hai sposato me, una mediterranea? Ci rivedremo a casa, scusate il disturbo!” La mediterranea fermò l’auto dopo un chilometro, presa da un’allegria pazzesca baciò in bocca Alberto.”Vacci piano mi hai tolto il fiato.” “Non capisci che l’abbiamo in pugno, oltre alla bionda c’erano pure dei testimoni, domani contatterò il mio avvocato.” L’avvocato di Piera era un furbacchione ben ammanigliato in Procura (in passato era stato in intimità con la signora) ed ottenne il massimo possibile: l’abitazione dove abitavano i due coniugi passava di proprietà della moglie con un appannaggio alla stessa di tremila €uro al mese e poi uscita immediata di casa del marito. Per sua fortuna dell’inglese suo padre, con amicizie in alto loco riuscì a fargli trovare un posto di impiegato presso l’ambasciata britannica. Piera e Alberto cercarono di non farsi vedere insieme fino alla proclamazione della sentenza; John andò a vivere con la nuova fiamma a nome Aurora, anche Piera dovette ammettere che la ragazza rispecchiava le doti del suo nome: bella e luminosa, le aveva fatto un enorme favore nel mettersi con John. Alberto e Piera andarono a vivere insieme, il giovane iscritto alla facoltà di medicina e per la specializzazione scelse ginecologia. Non aveva perso il vizio di correr dietro alle gonnelle femminili, situazione accettata da Piera che, a parte la differenza di età sapeva che il bamboccione ritornava sempre da lei ogni volta pentito… ma quale pentito!