Alberto Minazzo Investigatore Privato
Alberto Minazzo era ad una svolta della sua vita. Quarantacinquenne ancora prestante e di bell’aspetto rivestiva il grado di maresciallo aiutante della Guardia di Finanza a Messina. Romano di nascita, al momento della conseguimento dei gradi da sottufficiale era stato trasferito, con sua poca gioia, in Sicilia, prime sedi Isole Eolie in cui aveva anche la qualifica di Reggente Doganale e di Delegato di Spiaggia della Capitaneria di Porto, non si poteva lamentare sia dello stipendio che dei suoi poteri in quanto un po’ tutti gli eoliani dovevano rivolgersi a lui per le loro esigenze di trasporto via mare, in particolare i pescatori che facevano i ‘furbi’ nello scaricare il consumo del gasolio a prezzo agevolato. il buon Alberto nella maggior parte dei casi chiudeva un occhio anzi tutti e due conoscendo la dura vita di quella categoria per essersi lui stesso imbarcato una notte su un peschereccio con tanto di lampara. Un discorso a parte per la conoscenza di femminucce soprattutto turiste, che ben volentieri si ‘accompagnavano’ con lui. Durante l’inverno, in mancanza di turiste si era buttato, ricambiato, su una maestra di bell’aspetto per poi sposarla una volta trasferito a Messina. Dopo il primo anno di buoni rapporti erano sorti dei dissidi dovuti al pessimo carattere della consorte con la conseguenza che la cotale, di cui Alberto non voleva ricordare nemmeno il nome, aveva preso il volo con un proprietario terriero lasciando in marito in confusione mentale. Non volendo più restare nell’abitazione condivisa con l’ex moglie, chiese aiuto ad una amica titolare della palestra che frequentava, tale Ambra Cialona la quale aveva per lui una simpatia, ma semplice simpatia in quanto ‘abitava’ nell’altra sponda come si poteva rilevare dalla sua immagine: capelli cortissimi, mascella volitiva, naso non proprio piccolino, bassa di statura ma molto muscolosa. Ambra, conosciuta la ‘fuitina’ della moglie di Alberto, gli aveva proposto di lasciare la precedente abitazione e trasferirsi in un appartamento sfitto sopra la sua palestra in piazza Castronovo. Passato il solito casino del trasferimento della mobilia ed altre rotture di scatole conseguenti, Alberto invitò a cena Ambra insieme alla sua collaboratrice italo‐inglese Alice Valle. Ragazza bionda, longilinea occhi azzurri, insomma con tutte le caratteristiche fisiche materne. Alberto, che aveva imparato a cucinare quando, da finanziere, era in servizio ad un distaccamento delle Fiamme Gialle sopra Domodossola ricevette i complimenti delle due donne. Alla fine del pasto: “Albertone di femminucce è pieno il mondo e mi risulta che tu non abbia problemi con loro, anche la tua Jaguar X Type è un’attrazione per le ragazze, insomma sei un tipo ‘papabile’, datti da fare!” Alberto in possesso di un computer personale, di due telefonini, ogni tanto andava in un negozio specializzato ad acquistare gadget moderni: dall’allarme per l’abitazione alle ’cimici’ ed un po’ tutti gli oggetti che potevano ‘impicciarsi’ dei fatti altrui, era un suo hobby. Fornitore era tale Ciro Esposito, un napoletano trapiantato a Messina per una ‘minchiata’ come diceva lui: aveva messo incinta una deliziosa ventenne che apparteneva ad una famiglia di ‘facce tagliate’ il cui capo famiglia gli aveva ‘consigliato’ di sposare la nipote. Alberto lo aveva conosciuto in occasione di una verifica fiscale durante la quale aveva ‘dato una mano’ al titolare dell’esercizio che non dimenticò il favore. Munito di una ‘cimice’, un giorno si presentò in caserma con l’animo del ‘moquer’ per prendere in giro qualcuno. Quel qualcuno si materializzò nel brigadiere Carmelo Scilipoti con cui aveva un conto in sospeso o meglio lo Scilipoti lo aveva con lui. Il predetto sottufficiale, addetto alla contabilità della Colonia Marina delle Fiamme Gialle di Mortelle, un giorno di luglio era a Messina per disbrigo pratiche inerenti il suo lavoro. Il buon Alberto si era ritirato nella sua cabina lontana dalla sala mensa per sgranocchiare un panino col prosciutto non apprezzando il vitto della comunità. Ad un tratto si era presentata in cabina Anita Impallomeni, consorte del sopracitato brigadiere la quale, senza pronunziare parola, si era denudata e preso a baciare Alberto il cui ‘ciccio’ prese ad ‘innalzarsi’ e quindi a posizionarsi dentro la dolce ‘gatta’ per un bel po’ sino a quando l’Anita decise di ritirarsi sempre senza pronunziare verbo. Forse qualcuno del lido si era accorto della manovra riferendola al marito della cotale, fatto sta che fra i due non correva buon sangue. Alberto incontrando lo Scilipoti gli pose una mano sulla spalla appiccicandogli una cimice della portata di duecento metri, fece finta di andare in bagno per spiare quello che avrebbe detto il sottufficiale in sua assenza: “Stò gran cornuto, sapete che la moglie l’ha fatto becco e lui fa tanto lo spiritoso!” “Rientrato nella stanza Alberto aprì il suo telefonico e: “Signori volete sentire l’opinione che ha di me il qui presente brigadiere, ascoltate.” Risuonò la voce dello Scilipoti che, al fine di evitare guai, sparì dalla circolazione. Quello fu il debutto dei gadget acquistati da Alberto dall’amico Ciro dal quale si fece consegnare altri aggeggi come telecamere funzionanti o finte, video registratori, un binocolo di grande potenza, metal detector, occhiali con retrovisione, insomma un armamentario da investigatore privato. Alberto, andando in pattuglia con colleghi per effettuare verifiche tributarie si era accorto che alcuni si facevano corrompere, d’istinto decise di lasciare la divisa non voleva finire in un’inchiesta giudiziaria. Nessuna problema finanziario perché avrebbe percepito una pensione ed inoltre aveva ricevuto in eredità da suoi parenti, un bel gruzzolo. Presentata l’istanza di congedo fu chiamato dal Colonnello Comandante il quale: “Minazzo, premesso che nessuno è indispensabile ma tutti siamo utili vorrei che anche dopo la pensione lei ci desse la sua collaborazione in particolare come fotografo, non ho nessuno con cui sostituirla.” “Comandante sarò lieto di aderire alla sua richiesta.” Ambra venuta a conoscenza della notizia: “Mio caro dato che non sei più in servizio avanzo una proposta: iniziare la carriera di investigatore privato; in una traversa di via Garibaldi c’è lo studio di un investigatore ‘Occhio di Lince’ il cui titolare, ormai anziano, si reca in ufficio solo per passare il tempo, niente più clienti, gli telefonerò e, se sei d’accordo potrai affiancarti a lui.” Amedeo Guttuso, titolare della agenzia accolse calorosamente quell’ex maresciallo che voleva aiutarlo nel suo lavoro. Alberto messi insieme tutta una serie di documenti, ottenne dalla Prefettura, con l’aiuto di un amico lì impiegato la licenza di investigatore privato comunicando la sua nuova attività al Colonnello Comandante il quale: “Giusto a lei pensavo, venga a trovarmi in ufficio.” “Ho un problema che i miei collaboratori non riescono a risolvere: dal Comando Generale mi hanno segnalato che a Messina c’è un mafioso che tratta lo spaccio di notevoli quantità di droga direttamente con fornitori colombiani, non riusciamo ad individuarlo, lei in passato ha avuto contatti per servizio con elementi della mala locale, veda se riesce a scoprire qualcosa, le sarei grato, si tratta anche della mia carriera.” Alberto pensò subito a Ciro il cui suocero era addentrato nel campo della malavita, invitò a pranzo Salvatore Settineri, il suocero di Ciro e sua figlia Simone, di madre francese, oltre naturalmente Ciro e la consorte Carmela. In un secondo tempo Alberto venne a sapere che la madre di Simone, di nazionalità francese, aveva preferito al sole della Sicilia le brume di Parigi. Alberto, al fine di far bella figura si fece preparare il cibo da una vicina trattoria facendolo passare per cucinato da lui e, ovviamente ricevendo i complimenti dei presenti. Alla fine del pasto. “Signor Salvatore vorrei parlare con lei di una questione delicata, andiamo nel mio studio.” “Vedo che ha la licenza di investigatore privato, che casi gli stanno capitando?” “Solo corna di mariti fedifraghi ma sto lavorando a qualcosa di più importante, il contrabbando di droga, vorrei il suo aiuto ovviamente con la promessa che il suo nome non verrà mai fuori da parte mia. Mi sono imbarcato in questa avventura quando, visitando un parente in ospedale ho visto dei giovani e meno giovani drogati che urlavano e si rotolavano a terra in attesa del metadone, uno spettacolo tremendo, da quel momento…” “Ci penserò, anch’io odio gli spacciatori di droga.” Dopo due giorni Ciro convocò Alberto e senza profferir parola gli porse un biglietto ( pizzino in termini mafiosi) con un nome e cognome: Riccardo Valenti, residenza Torre Faro – frazione di Messina senza alcuna altra indicazione. Quel che accadde il giorno dopo stupì oltremodo Alberto, in ufficio si era presentata Simone che: “Si ricorda di me?” “Non sei una bellezza che passa inosservata ma le femminucce degli amici per me non hanno sesso.” “Io invece ce l’ho ed ho bisogno di aiuto di un investigatore come te, anche se non più giovanissimo non sei male. Andiamo al dunque, sono fidanzata con Aurelio Prete che una mia amica lo ha visto a Villa Dante baciarsi con una ragazza, non intendo sopportare le corna.” “Ti faccio risparmiare i soldi, se non ne sei innamorata lascialo senza problemi.” “Il consiglio si paga?” “Si venendo con me a Torre Faro, se non ricordo male sei di madre francese, io ho studiato il francese a scuola, ricordo a memoria alcune poesie, ho sempre amato questa lingua.” “Allora debutto di Alberto come attore, vai.” “La poesia è di Jacques Prévert, titolo: Paris at night. ‘Trois allumettes une à une allunées dans la nuite, la première pour voir ton visage tout entier, la seconde pour voire tes yeux, la dernière pour voire ta bouche et l’obsurité tout entière pour me rappeler tout cela en te serrant dans mes bras.” Alberto aveva appena finito di recitare che si trovò le labbra di Simone ‘incollate’ sulle sue, due labbra e una lingua calde e profumate oltre che sapienti. “ Ti avevo detto che la femminucce degli amici per me non hanno sesso!” “Invece per me ne hanno quando mi piacciono, sono una romantica e mai un ragazzo lo è stato con me, i giovani di oggi…lasciamo perdere.” Alberto aveva ritenuto opportuno acquistare una Fiat Abarth 595 di seconda mano per non dare troppo all’occhio con la Jaguar. A Torre Faro, dopo il ristorante ‘La Risacca dei due Mari’ stavano sorpassando una villa isolata vicino al mare quando Simone: “Questa è la villa di zio Riccardo, torna indietro voglio salutarlo.” Era quello che Alberto voleva, conoscere di persona quel tale segnalato da Salvatore Settineri, quale migliore occasione? Al citofono “Chi sei?” “Zio sono Simone, vorrei salutarti.” Il cancello si aprì e Alberto posteggiò la sua Abarth vicino ad una fiammante Bentley Continental grigio argento. Alberto ci girò intorno due volte prima di entrare in casa dove un signore alto e panciuto li osservò da cima di una scalinata, capelli grigi, occhiali cerchiati d’oro dava l’idea di un commendatore della Repubblica. C’era un motivo per cui Riccardo non si era avvicinato ai due entrati, diffidenza verso tutto e tutti, d’altronde chi poteva dargli torto! Mohammed il cameriere tunisino che aveva aperto la porta blindata si inchinò ai nuovi arrivati e richiuse dietro di loro il portone. “Qual buon vento…” “Zio Riccardo ti presento Alberto il mio nuovo fidanzato, stavamo facendo un giretto da queste parti…” Hai fatto bene, se posso essere sincero penso che il tuo ‘nuovo fidanzato’sia un po’ …passato di età!” “Zio io sono per metà francese, Alberto è il primo romanticone che ho conosciuto, piacerà anche a te.” Alberto pensò: “Ho i miei dubbi con quel piattino che gli sto preparando!” Riccardo si dimostrò un buon padrone di casa, fece visitare la villa ai due, Alberto si mostrò sorpreso di tante opere d’arte alle pareti, di mobili antichi e di un impianto stereofonico con altoparlanti in quasi tutte le stanze. “Complimenti per il suo gusto ed anche per l’auto che ho visto fuori, io sono un appassionato di motori ma ovviamente…” “Ho capito, prima di andarvene, in onore di Simone, vi presterò la Bentley per in giretto intorno al lago, queste sono le chiavi.” Per fortuna Alberto sapeva guidare anche le auto con cambio automatico, fermò l’automobile allorché si rese conto di essere fuori dalla vista di qualcuno della villa, scese e disse a Simone “Mettiti alla guida, io sistemo questo aggeggio.” E pose una cimice nella parte interna sotto il sotto tetto della carrozzeria. Simone partì in modo brusco, era poco pratica di cambi automatici ma c’era un perché Alberto aveva chiesto alla ragazza di mettersi alla guida. Infatti al rientro in villa Alberto ebbe la certezza che quella decisione era stata presa con ragione. “Perché vi siete fermati, io riesco a controllare la mia auto anche da casa.” “Ho accontentata Simone che voleva guidare lei.” La spiegazione fu accettata da Riccardo che: “Fatti viva più spesso anche se cambierai fidanzato!” frase seguita da una risata, in fondo Riccardo era un simpaticone. “Simone non ti meravigliare di quanto hai visto, tuo padre è d’accordo.” Ottenuta la spiegazione Simone si rasserenò e chiese ad Alberto: “Mi traduci in italiano la poesia di Prévert?” “Si ma senza il finale di prima: ‘Tre fiammiferi di fila accesi nella notte, il primo per vedere tutto il tuo viso, il secondo per vedere i tuoi occhi, il terzo per vedere la tua bocca e l’oscurità intera per ricordare tutto questo mentre ti stringo fra le braccia.’” Simone abbracciò Alberto con le lacrime agli occhi, nessuna conversazione fino all’arrivo a casa della ragazza. Salvatore vide la scena dalla finestra del primo piano, nessun commento. Alberto nei giorni seguenti dentro l’agenzia dell’investigatore privato seguì tutte le conversazioni di Riccardo Valenti che non gli interessavano quando una sera: “Two hours by night of the twenty‐five Venetico Marina beach two motorboats and two trucks available” Tradotto in italiano: “Ore due di notte del venticinque, spiaggia Venetico Marina, due motoscafi e due camion a disposizione .” Alberto si recò in caserma a riferì quanto da lui appreso al Colonnello Comandate che lo ringraziò caldamente. L’operazione ebbe una risonanza nazionale: cocaina e hashish per una tonnellata, due scafisti, due camionisti e Riccardo Valenti arrestati, nave madre fermata al largo di Acireale. In famiglia Esposito e Settineri nessuno commentò gli avvenimenti. La notizia che non fece molto felice papà Salvatore fu: “Papà mi sono fidanzata con Alberto, non fare quella faccia, ho preso la testa dura da te, in viaggio di nozze andremo a Parigi a trovare mammina, felice?” “Felice un c…zo!” fu il commento poco convinto di Salvatore. Felice invece fu il Colonnello Comandante che, in seguito a quel sequestro fece carriera e diventò Comandante in Seconda delle Fiamme Gialle.