Amicizia

Amicizia: un vocabolo spesso usato da noi tutti a sproposito scambiandolo con quelli di conoscenza, di dimestichezza o di familiarità. Un caso significativo. tre ‘amici’: Goffredo, Emanuele e Lucrezio, loro residenza Roma tutti e tre celibi. Il primo motorista su una nave mercantile, il secondo direttore di un ufficio postale nella capitale, il terzo proprietario terriero. I cotali avevano qualcosa in comune, oltre ad essere coetanei avevano frequentato le medesime scuole dalle elementari sino al diploma di ragioneria. Era destino che ognuno dovesse prima o poi prendere un percorso di vita diverso: Goffredo dopo un corso di motorista navale si era imbarcato su di una nave cargo, destinazione vari porti un po’ in tutto il mondo, Emanuele aveva vinto il concorso nelle Poste Italiane assumendo la carica di direttore dell’ufficio situato in via Taranto a Roma, Lucrezio se la passava tra i suoi poderi soprattutto durante le vendemmie, durante le trebbiature dei cereali oltre che la raccolta delle olive, delle noccioline e di tutti quei prodotti dai trenta ettari provenienti da un suo terreno situato vicino alla sua casa di campagna. Qualcosa dall’alto dei cieli stava maturando nei confronti dei tre: Goffredo aveva scoperto che il comandante del cargo aveva portato con sé la figlia, ragazza brunona, spumeggiante e soprattutto stanca di rimanere sempre confinata nella cabina paterna. Un notte di luna piena la cotale Frida ritenne opportuno prendere una boccata d’aria, Goffredo anche lui stufo del rumore dei motori era uscito sul ponte ed aveva incontrato la baby dolcemente profumata che guardava la costa con nostalgia, ambedue dal ‘desio chiamati’. D’impulso Goffredo l’aveva presa fra le braccia, si era diretto nella propria cabina, un veloce spogliarello di ambedue e poi…Il comandante del cargo non trovando più sua figlia in cabina domandò sue notizie a vari membri dell’equipaggio, riuscì a localizzarla all’interno della cabina di Goffredo, ci fece irruzione e scoprì quello che aveva immaginato, prese sua figlia per un braccio e la riportò poco dolcemente nella cabina di comando. Il giorno successivo: “Se dici una sola parola di quello che è accaduto farò in modo che tu non riesca più ad imbarcarti su nessuna nave della compagnia.” Conclusione: Frida per il resto del viaggio rimase segregata nella cabina paterna, Goffredo riprese a ‘godersi’ il rumore dei motori da lui gestiti. La storia di Emanuele ha qualcosa di incredibile: tutto era cominciato quando una sera il giovane a passeggio all’ingresso dei giardini pubblici fu investito da un’auto condotta da un ubriaco. Fratture multiple che lo fecero rimanere in ospedale per tre mesi. Uscito zoppicante da quell’avventura Goffredo era completamente cambiato. Aveva conosciuto un missionario che l’aveva convinto, lui agnostico, a recarsi in Africa per portare aiuto a quelle popolazioni sfortunate. Malgrado il parere contrario di Goffredo e di Lucrezio Emanuele si imbarcò su un cargo diretto in Africa, sue notizie solo una cartolina spedita da Libreville capitale del Gabon poi silenzio assoluto. Dopo circa un anno una lettera con cui comunicava agli amici il suo ritorno in Italia. Piacere e perplessità di Goffredo e di Lucrezio, molti gli interrogativi senza risposta sino all’arrivo di un telegramma: ‘Aspettatemi a Fiumicino alle diciassette di dopodomani, una sorpresa.’ Goffri e Luc riuscirono a piazzarsi sotto la scaletta dell’aereo, per prima scese una negra alta e bellissima, doveva essere una modella, per ultimo Emanuele che, abbracciati gli amici : “Non avete apprezzato la sorpresa? Quella ragazza che è scesa per prima dall’aereo è gabonese, si chiama Rose Dobomba, ha studiato in Italia e si è laureata a Perugia in medicina, è innamorata dell’Italia e degli italiani, ha una particolarità che vi spiegherà lei stessa, ora accompagnateci all’albergo vicino all’aeroporto dove ci rinfrescheremo e poi tutti in sala mensa, mi manca molto la cucina romana. Al capo sala: “Egregio signore sono lontano da Roma da molti anni, a me due razioni di pasta: una carbonara ed una ravioli ricotta e spinaci, gli altri lo seguirono innaffiando il tutto con vino rosso dei Castelli Romani. Sistemato il pancino Emanuele: “Io e Rose saremmo per un riposino, andiamo dal concierge per avere due stanze una per voi due ed un’altra per me e per la mia adorata. Il portiere era una donna che alla loro richiesta li guardò un paio di volte cercando di capire gli accoppiamenti. Rose fu lei ad aprire una stanza, Goffredo e Lucrezio nell’altra. A Goffri ci prenderanno per due ricchionazzi!”Rose si era subito spogliata totalmnte, doccia veloce e poi: “Caro va a chiamare i tuoi amici.” Ai due la nudità della gabonese fece un effetto immediato, il loro membro si innalzò immediatamente facendo un vistoso bozzo sotto i pantaloni. “Mes amis, vi devo una spiegazione sulle abitudini degli abitanti del Gabon in fatto di costumi, ufficialmente la poliandria è fuori legge ma viene tuttora praticata nelle classi più alte, la famiglia di Rose appartiene ad una di queste, datevi da fare con lei, io starò a guardare.” Quel nulla osta fu la molla che fece scattare Goffredo e Lucrezio che si appropriarono dl corpo della negra iniziando dalle tette. La pugna durò sino all’ora di cena quando Rose: “Giovani ne ho abbastanza, una buona di razione di cibo della capitale…A mezzanotte tutti in camera con gli occhi pieni di sonno. La storia durò una settimana sin quando: “Mes amis, le storie di Rose non durano più di sette giorni, noi andremo al nord per altre esperienze, buona fortuna a noi tutti.” Un ultimo pompino di Rose e poi Goffredo e Lucrezio ormai spompati di ritorno a casa loro, la favola breve era finita. Lucrezio era ritornato alla realtà della sua vita, benché separato dalla consorte lui e Rosilde vivevano ancora nella stessa abitazione motivo: troppi problemi da affrontare per il divorzio. Lucrezio rientrando a casa sua non pensò che poteva trovare delle sorprese in campo sessuale, ancora assonnato aprì la porta della camera da letto e trovò la moglie cavalcata da Guido l’amante, Rosilde gli fece un saluto con la mano come se fosse la situazione più normale del mondo. Il nome del’amante e la posizione dei due gli portò in mente una novella del Boccaccio in cui c’era come protagonista il filosofo Guido Cavalcanti che, ad un dileggio di suoi amici aveva risposto: ‘voi pur essendo vivi siete morti perché vi dedicate solo a feste ed a gozzoviglie.’ Era il suo caso? Lucrezio si rifugiò nel caldo abbraccio dell’acqua della vasca da bagno, vi rimase a lungo dimenticando tutte le ambasce terrene…