Amicizia o amore, questo è il dilemma
Mithra, era un giovane, un bel giovane, alto e altero, dai capelli lunghi dorati, desideroso di vivere. Era molto legato alla vita, soprattutto perché prediligeva il prossimo come se stesso. In altre parole, aveva instaurato un forte legame che gli veniva ricambiato e da questo ricambio egli traeva la linfa vitale necessaria per il suo quotidiano sostentamento. Ricavava, in definitiva, da ciò una carica emotiva eccezionale stimolata ulteriormente dal rispetto reciproco, dalla sincerità viva, dall’attaccamento, dalla simpatia, dall’attrazione e dalla disponibilità del prossimo nei suoi confronti.
Un bel giorno Mithra, mentre stava percorrendo la strada che quotidianamente lo portava a sfogare questi sentimenti al suo prossimo che, ovviamente, glieli avrebbe ricambiati, incontrò un ragazzo bellissimo, dai capelli ricciuti anch’essi dorati, dalla pelle candida e da un volto che esprimeva armonia, rilassatezza, letizia e serenità al tempo stesso. Egli portava a tracolla un arco e sulle spalle indossava una faretra piena di frecce.
Mithra si fermò, lo guardò attentamente e gli chiese “Bel giovane, posso farti un elogio che mi viene dall’intimità più profonda?”.
“Dimmi, non può che farmi piacere” rispose meravigliato da una tale domanda inconsueta il ragazzo.
“Sei bellissimo, e la tua bellezza esprime ciò che di più bello, di più sublime, si può desiderare, molto di più di quanto io ho cercato finora!” esclamò Mithra.
“Ti ringrazio, giovane, per l’apprezzamento che mi fai. Mi vuoi dire il tuo nome?” chiese il ragazzo.
“Mi chiamo Mithra” rispose prontamente il giovane.
“Non ho mai sentito questo nome!” esclamò meravigliato il ragazzo.
“Mi chiamano così perché mi piace fare alleanza con tutti quelli che mi danno ciò che io do” proferì il giovane che subito dopo chiese “e tu come ti chiami?”.
“Mi chiamo Cupido perché bramo ardentemente chi mi brama, con un desiderio disordinato che non riesco a controllare, con un profondo sentimento di affetto indescrivibile che mi stravolge l’anima. A chi mi suscita tale ardore misto a passione sfrenata tiro un mio dardo che lo ferisce per sempre”, rispose il ragazzo.
“E la ferita non lo porta alla morte?” chiese Mithra.
“No, perché io gli curo la ferita e, in questo, trova lo sfogo tutto il mio ardore. Si viene ad instaurare una reciprocità affettiva molto intima” affermò Cupido.
“Allora, tra noi due c’è diversità! Io esprimo nei confronti di tanti il mio affetto basato sulla stima e su rispetto reciproco che mi viene ricambiato. Non c’è intimità. Esso è chiamato Amicizia.” esplicitò Mithra.
“Il mio affetto, invece è un sentimento irrazionale, incontrollabile suscitato dalla bellezza esteriore di un’altra persona soltanto. La simpatia generata è intima, carnale, profonda, interiore, spirituale, ed ha bisogno di un continuo ricambio. Essa si chiama Amore!” precisò Cupido.
“Non può capitare che quando tiri il tuo dardo ferisci la persona sbagliata?” incalzò Mithra.
“Sì, qualche volta mi è capitato!” rispose prontamente Cupido.
“In tal caso come fai?” chiese Mithra.
“Non posso farci niente!”esclamò spontaneamente Cupido.
Dopo questa risposta, Mithra e Cupido si guardarono stupiti in faccia, senza dire una parola e, subito dopo, si salutarono e proseguirono ognuno per la propria strada.