Amo Le Mignotte
Si, amo le mignotte, quelle gentili signore o ‘signorine’ come si chiamavano nei casini di vecchia memoria malauguratamente chiusi nel 1958, donne disponibili senza tanti preamboli che ti lasciavano sessualmente soddisfatti per riprendere poi le proprie normali attività lavorative e non.
Niente complicazioni al rientro a casa quando, stanchi dal lavoro, ti sprofondi sul divano a goderti il meritato riposo davanti al televisore:
“Tu sei stanco? E io che sfacchino dalla mattina alla sera con i lavori di casa, con i tuoi figli, chi li aiuta a fare i compiti, chi va a parlare con i professori, chi va dal consulente tributario, chi…chi…”
Ovviamente in queste condizioni parlare di sesso non se ne parla proprio e qui, illo tempore, entravano in azioni le ‘signorine’ con il loro apprezzato sbrigativo ‘lavoro’.
Inutile domandarsi cosa avesse per la testa quella gentile senatrice che aveva fatto approvare la chiusura delle ‘case chiuse’, che ne sapeva lei dei problemi di tutti i giorni dei maschietti per non parlare di altre problematiche sociali approvate per principi decisamente non condivisibili, ma ormai…
Il problema è che farti un amante è decisamente poco raccomandabile per i problemi che inevitabilmente sorgono:
. la ragazza è nubile e si innamora di te? La prima cosa che pretende è che tu lasci tua moglie;
. la femminuccia è sposata? Difficile far combaciare le relative esigenze per motivi di orari;
. la cotale è la migliore amica di tua moglie? Si può capitare ma sorgono complicazioni sentimentali: “Mi sento un verme, Adalgisa (si mia moglie si chiama proprio così!) non lo merita proprio.” Il fatto è che Adalgisa è immensamente gelosa (forse perché è decisamente brutta), sposata da me perché? Perché il papino di lei è straordinariamente ricco e inoltre è il mio datore di lavoro, lasciarla quindi sarebbe un suicidio;
. la baby è giovane e bella? Ahi ahi ahi, diventerei geloso io per il nugolo di pretendenti arrapati che le circolano intorno;
. la signora non più giovanissima ma ha classe da vendere e frequenta circoli letterari e personaggi acculturati e ti fanno sentire un ignorante malgrado il tuo liceo classico conseguito ad ottobre con tutti sei;
. la madama abita nella tua stessa scala e quindi la ‘sveltina’ sarebbe comoda e senza tanti problemi ma c’è di mezzo la portiera che mi odia perché ho rifiutato le sue ‘avancés’, è troppo brutta e puzza di cipolla;
. la ‘bambina’ è un’amica sedicenne di mia figlia e pretende da me lezioni di francese perché sono proprio bravo in questa lingua (ed anche in altre…). In occasione delle lezioni allunga le mani, la mignottella, e mi fa sballare e arrapare come un riccio, meglio evitare, sarebbe fonte di troppi guai;
. ultima chance la colf rumena quarantenne abituata alle fatiche probabilmente anche amorose. Quando era su una scala a spolverare i piani alti le ho messo una mano fra le cosce, è dura come un sasso, anche di tette ma, in contrasto, ha un viso dolce, occhi azzurri, mascella volitiva. Mi son fatto fare un pompino, è brava ma per poco non ci ha pizzicato Adalgisa, una fifa da cani, fine della storia.
E così sono a piedi perché quando provo timidamente delle avancés alla consorte:
“Con che faccia ti presenti, ho mal di testa continuo per non parlare della schiena, non mi posso piegare in avanti, vado avanti a forza di massaggi, se non fosse per Romildo…”
I genitori del cotale avrebbero meritato una fucilazione senza benda. L’intestatario di quel nome era decisamente omo: “Che bell’uomo tuo marito, se non fosse per te me lo farei proprio!”
Forse a mia moglie non sarebbe interessato gran che di un incontro ravvicinato fra lui e suo marito che poi sarei io ma è il marito a non essere d’accordo! Il bell’uomo’ non aveva gli stessi gusti.
A questo punto sono a terra, dove trovare un ‘fiorellino’ piacevole e disponibile?
Sempre più depresso accettai la proposta di Adalgisa di una crociera di gran lusso, preciso di gran lusso nel Mediterraneo. L’idea non era la sua ma quella di Cornelia (se alcune donne hanno nomi impossibili non è colpa mia!). La cotale era moglie dell’ostetrico di Adalgisa ed io mi domandavo perché mia moglie andasse dall’ostetrico dato che non usava la passera, almeno con me.
Imbarco a Messina, molo Colapesce (è il nome di una eroe che viveva in mare senza respirare alla ricerca di cose preziose, questa è la leggenda, se è una stronzata non è colpa mia!).
Cabina di prima classe con balconcino esterno, con i soldi di papino la consorte si faceva passare tanti capriccetti in questo caso da me graditi. Avevamo l’ingresso in sala da pranzo di prima classe, talvolta mangiavamo al tavolo del comandante della nave con camerieri in divisa tutte cose di cui non me ne fregava un bel cazzo.
La vita di bordo era decisamente monotona, quello che più mi impressionava, in senso negativo, erano le tavole imbandite di leccornie in tutte le parti della nave e la fame che tutti gli ospiti dimostravano a tutte le ore, anche alle tre del mattino!
Sveglia quando pareva a me, prima colazione, (da non confondere con la colazione che era il pranzo) che poteva comprendere le specialità dei tre pasti giornalieri tanto ben di dio potevi trovare sulle tavole imbandite. (Scusate se non uso la d maiuscola di dio ma sono ateo e credo che i vari dei se li sono creati gli uomini a loro uso e consumo ma questo è un altro discorso).
Il dopo era a scelta: piscina, palestra, sala giochi (dove ci rimettevi tanti soldini), sala massaggi preferita dalla mia poco gentile consorte. Ci stava ore intere senza preferenza tra massaggiatori maschili (si fa per dire) che femminili.
Preso dalla curiosità mi ci sono infilato anch’io in una sala massaggi rifiutando decisamente le mani di un maschietto per quelle più delicate e morbide di una femminuccia, femminuccia si fa per dire, quella capitata a me aveva un vocione da baritono, faccia quadrata e sguardo ‘se te movi te fulmino’, forse sono stato sfortunato ma rinunziai ai massaggi per una dormita allungata sino alle dieci del mattino e non me ne pentii.
Dopo una leggera bussata alla mia porta, munita di pass partout si presentò una gentile donzella con tanto di divisa e cresta sulla testa.
Alla mia vista un ‘pardon’ e inizio di ritirata.
“Signorina resti pure, io nel frattempo faccio la doccia e lei…”
Non aveva capito un acca, parlava solo svedese (era svedese) ed inglese ma io di quest’ultima lingua ne masticavo pochino anche se l’avevo studiato due anni al classico.
Si chiamava Berenice (finalmente un bel nome di donna), occhi d’ordinanza azzurri, bionda dalla lunga capigliatura, nasino delizioso, bocca…bocca interessante , si trattava di andare all’assalto con gentilezza e scoprire i punti deboli della baby.
Ci voleva del tempo ed io tutte le mattine facevo qualche passo in avanti nella conquista della deliziosa Berenice.Quando giunsi a metterle una mano fra le cosce (di una morbidezza…) capii che ormai era fatta.
“Please help me to take a shover”, la mia intenzione di farmi massaggiare mentre mi facevo la doccia era stata percepita dalla baby,complimenti ad Albertone .(Scusate ma mi sono dimenticato di presentarmi, sono Alberto M., quarantenne, impiegato presso la ditta ‘Nettuno’ costruttrice di yatch di proprietà di mio suocero.)
Quel che accade dopo con un po’ di fantasia potrete arrivare a capirlo. Quel che più mi piacque era il corpo splendido di Berenice: longilinea, seno forza tre, vita stretta, gambe lunghe, altezza 1,75, piedi deliziosi (come amo i piedi deliziosi!).
A questo punto mi domandai come una cotal beltade facesse la cameriera, l’avrei vista bene da modella in una sfilata di moda.
La mia ‘sparizione ‘ dal giro delle conoscenze di mia moglie la mise in sospetto ma non tanto da capire che mi facevo la bella svedesina (fra l’altro giustamente ben remunerata finanziariamente, lo meritava!)
“Vorrei sapere dove vai a cacciarti.”
Mia risposta ovvia:“La nave è grande.” E finiva li.
Altra mia dimenticanza e spero che sia l’ultima: mia moglie aveva preteso di dormire in cabine separate e, per un gioco della fortuna, le nostre erano capitate in due ponti differenti.
Siete curiosi di sapere come mi facevo la baby: vi accontento, curiosoni! Inizio: baci su tutto il corpo dal profumo di violette (si esistono pelli che sanno di violetta, se ve lo dico dovete crederci) e poi baci appassionati dalla bocca alle tette particolarmente sensibili e Berenice riusciva a godere anche così per non parlare della gatta che, sollecitata, diventava un fiume in piena. Talvolta mi soffermavo sui piedi e così mi sono scoperto feticista!
La conquista più difficile è stata …immaginate voi, si il popò!
“No ass, bugger no, it hurts!”
Non ci voleva molto a capire che non l’aveva mai provato ed aveva paura del dolore.
Come convincere la donzella? Con le varie cremine che l’Albertone usa per il corpo e per il dopo barba.
Con molta delicatezza raggiunsi lo scopo e Berenice ci prese pure gusto o meglio doppio gusto masturbandosi il fiorellino. Vittoria completa, anche se amo le mignotte, tale non poteva dirsi la svedesina anche se aveva accettato qualche sostanziosa mancia.
Come tutte le cose belle anche la crociera volse a termine.
“Finalmente ti si rivede!” Perchè Adalgisa non si faceva i cazzi suoi: “Se non ti conoscessi potrei pensare male!”
“Pensa pure male brutta stronza” il sorriso di Alberto non dimostrava il suo pensiero peraltro condiviso dalla consorte:
“Solo io so la verità, a te piace la palestra e il running, sarai andato a correre.”
“Si a correre la cavallina” questo il pensiero di Alberto che aveva sempre un viso sorridente ma dentro di sè una tristezza infinita, non avrebbe più rivisto la deliziosa Berenice!