Amore Eterno
La prima mattina senza di lei fu come ricevere un pugno dritto nello stomaco dopo un lauto banchetto.
Stranita era la mia pelle al risveglio, meravigliata e sconvolta dall’assenza del suo profumo fra i peli e le imprecisioni del mio fisico avvizzito dal dolore.
Il caldo dominava l’aria artefatta di quella stanza squallida quanto estranea ai mie occhi abituati alla bontà della nostra solita camera da letto.
Pareti spoglie d’amore, nere, sudice della sua distanza, tristi come il respiro che affannosamente sbocciava dai miei polmoni torturati da una notte di fumo.
Ero nudo.
Bagnato e svestito sotto un lenzuolo che tutto mi rimembrava tranne le sue dolci carezze mattutine.
Non mossi un muscolo per molti minuti, impagliato e con lo sguardo imprigionato al soffitto, intento nel truffare la mia mente mostrandole ciò che sperava di mirare.
Sul comodino alla mia sinistra i rimasugli di una notte nelle vie tortuose dell’alcol iniziavo a bagnarsi della luce del sole che, con ritardo, cominciava la sua ascesa.
L’afa era sovrana.
Non potevo credere di averla persa per sempre, non potevo immaginare un’esistenza senza la sua voce, senza l’affetto che sprigionavano le sue labbra.
Ero perso.
Affogavo nella dolenza di essere incapace, annaspavo in schegge di vita senza riuscire a dare giusta collocazione alle immagini che il destino proiettava nel mio cervello paralizzato.
Imprigionato in un carcere lucente, incatenato alle emozioni che gli ultimi anni insieme a lei avevano saputo elargirmi.
Il mio corpo grondava sangue, sangue infettato dal suo amore.
L’avevo uccisa perché troppo l’amavo.