Andare al lavoro (mattina)
Cioè sembra notte. Forse lo è pero. Le 06.22, fa un freddo che uno devo provarlo per credere. Riscaldamento della macchina al massimo. Buio, buio e buio. Mentre guido penso che andare al cinema ieri è da pazzi quando poi ti devi svegliare alle 06.00: ‐“Stasera alle 09.00 a letto”‐ penso.
C’è del magico nell’essere una delle poche macchine in strada. Soprattutto in inverno, ti sembra di essere un sopravvissuto ad una catastrofe naturale. Ti viene voglia di salutare con i fanali le (poche) macchine che incroci.
La radio della macchina deve essere accesa, per forza. E’ una compagna inseparabile. Al mattino le note della musica sembrano essere diverse: non ci credete? Provate ad ascoltare Shine on you Crazy Diamond al mattino presto e provate ad ascoltarla in un banale pomeriggio. La differenza la trovate da soli. Poi è meraviglioso salire in macchina e scegliere che cosa ascoltare: inanzitutto devi scegliere tra notizie o musica. Nel primo caso ti becchi quello che c’è: morti famosi, la politica, l’ennesima strage. Non puoi scegliere; uno dei vantaggi è che sei una delle persone più informate sulle ultime notizie in quel momento rispetto alla maggioranza delle persone che la radio la accendono verso le 7, 7 e mezza. Con la musica invece è diverso: in base all’umore si sceglie l’artista che più si confà. Pink Floyd, Led Zeppelin, De André e i Doors. Queste sono solitamente le scelte dell’alba.
Mentre guido penso a quello che dovrò fare: la mente ricomincia la routine quotidiana. Il primo pensiero, ad essere onesti, è “A che ora finisco oggi”. In base alla risposta non solo guidi più o meno leggero ma hai anche più o meno sonno.
‘Well show me the way to the next whiskey bar…’ Caro James Douglas Morrison adesso è troppo presto per un whiskey; io mi accontento anche di un caffè al volo….’Oh don’t ask why, oh don’t ask why’ guarda, è meglio non chiederselo. ‘For if we don’t find the next whiskey bar I tell you we must die, I tell you we must die’ . In effetti senza il caffè non è facile sopravvivere al mattino. Soprattutto in inverno. D’estate tutto è diverso. Assolutamente diverso.
Per andare al lavoro devo attraversare un ponte sul fiume, il Ticino; come al solito in questo periodo non si vede nulla. Può essere pieno o svuotato ma la nebbia ti impedisce di capirlo.
La cosa bella del partire presto è però una in particolare: non c’è traffico. Non c’è coda. Non c’è nulla. Quello che normalmente ti impiega quasi 2 ore oggi lo faccio in 1. Sai che soddisfazione poi: arrivare al lavoro alle 07,30 con l’ufficio che apre alle 09.00. Poi uno si chiede perché si esaurisce. Cioè cominci a lavorare un’ora e mezza prima del dovuto ma perlomeno hai trovato parcheggio al primo colpo (o quasi), non hai fatto fila al casello e last but not least puoi permetterti di mandare mail ai colleghi già di prima mattina. Chissà cosa pensano…”Cazzo! E’ già al lavoro” oppure “Ma che cazzo ci fa al lavoro alle 07 e mezza?”.
Intanto penso a chi sta a casa, a chi un lavoro non ce l’ha e a chi pagherebbe per svegliarsi presto e avere qualcosa da fare. Sono pensieri che vengono in un istante e in un istante se ne vanno. E vengono sostituiti dal “Se fossi a casa oggi che farei?”. Mille risposte: andare a correre, andare a comprare quella cosa o quell’altra, fare una passeggiata…Il bello è che quando ti capita non fai niente di quello che in teoria vorresti fare. Ti limiti a dormire e buonanotte. Anzi, se si tratta di una giornata di ferie già programmata, a metà mattina ti prende quella tristezza che ti porta a pensare ‐“Beh quasi quasi un salto al lavoro lo faccio”‐
Poi dicono che uno non sta male.